(G. Falasca) – Il libretto di famiglia nasce dalle ceneri del lavoro accessorio come previsto dalla legge Biagi e si differenza dal vecchio strumento non tanto per le misure anti elusione (che erano già forti) quanto per le regole e le procedure concrete che devono essere seguite per usare l’istituto. Su entrambi questi aspetti, il passaggio dal vecchio al nuovo sistema ha prodotto un notevole carico di complessità e burocrazia, ingredienti tipici e ricorrenti del nostro diritto del lavoro. La famiglia non può spendere, per prestazioni rese con il libretto, più di 5mila euro all’anno complessivi. Questa somma, però, non può essere destinata a un solo collaboratore, perché per ogni singola persona non si potranno spendere più di 2.500 euro. Alla famiglia non basta rispettare queste soglie, per essere in regola: il singolo lavoratore, infatti, nel corso dell’anno solare non deve percepire, dalle varie famiglie con cui collabora, un reddito complessivo superiore a 5mila euro. Questo meccanismo risulta più complicato se a usare il libretto è una società di calcio.
La legge di Bilancio (legge 205/2017), per colmare la lacuna creatasi dopo l’abrogazione dei vecchi voucher, ha introdotto la possibilità di utilizzare il libretto famiglia per gli steward che collaborano la domenica all’organizzazione delle partite e alla gestione dell’ordine pubblico. Per questi soggetti, il legislatore ha innalzato la soglia massima applicabile a livello individuale (ciascuno steward può ricevere, dal singolo committente, fino a 5.000 euro annui, il doppio della soglia ordinaria), ma si è “dimenticato” di precisare qual è la soglia di spesa complessiva per tutti i collaboratori usati nell’anno. In questo modo, sembra rimasta in vita la soglia generale di 5.000 euro: se così fosse, la norma consentirebbe alle singole società di usare pochissimi steward, che non basterebbero a coprire neanche una partita. Questo dubbio, forse, si potrebbe superare con un interpello che fornisse un’interpretazione “sistematica” della normativa, chiarendo che – in coerenza con il vero intento del legislatore – il tetto di 5.000 euro non riguarda la totalità dei collaboratori: ma il pasticcio resta.
Fonte: Ilsole24ore