(M. Pinci) – Spensieratezza, questo invoca Di Francesco. Facile a dirsi, un po’ meno riuscirci quando davanti a te hai un ragazzo che si chiama Lionel Messi. Ma l’allenatore è sicuro nel ribadirlo: «Dobbiamo giocare spensierati. Che non vuol dire pensare “come va, va”. Ma giocarcela su ogni pallone, consapevoli che dobbiamo avere un atteggiamento positivo, guardando con ottimismo e leggerezza, pensando che ci siamo guadagnati questa chance importante, anche se loro in casa in Champions hanno incassato un gol soltanto e subiscono sempre pochissimo». In campo ha mescolato le carte l’allenatore, nel quarto d’ora concesso agli occhi della stampa: ha provato Bruno Peres sulla fascia destra e Defrel in attacco. Prove generali o bluff? Una via di mezzo, forse: che qualcosa in attacco possa cambiarla davvero è più di un’ipotesi: «Passare al 4-4-2 no, ma magari potremmo giocare con un esterno d’attacco più bravo nella fase di contenimento. Non è detto che giochino El Shaarawy o Defrel». Insomma, la mossa a sorpresa è pronta. In effetti Di Francesco ammette di conoscere il tallone d’Achille degli avversari: «Il punto debole del Barcellona è lo stesso della Roma: è una squadra che esercita una pressione alta, ha un atteggiamento molto offensivo, ma se sei bravo a uscire dalla prima pressione puoi crearle dei pericoli importanti dietro. Loro sono una squadra che sa lottare su ogni pallone in modo impressionante. Hanno la forza di accettare l’uno contro uno a tutto campo, un sinonimo di sicurezza: per giocarcela dovremo vincere molti di questi duelli».
Quello che avrebbero voluto gli appassionati è tra Totti e Iniesta. Ma se il leader del Barça ci sarà, da esterno sinistro di un centrocampo a quattro in cui l’unico dubbio è tra Dembélé e Paulinho, il romanista dovrà limitarsi a tifare da fuori o magari a raccontare al figlio Cristian, come forse faceva ieri in campo, di quando qui la Roma si disperava per non essere andata oltre l’1-1. Ma era il 2002, una vita fa, quando le italiane erano capaci di portare tre squadre in semifinale. Oggi quel traguardo per la Roma è un sogno: «Il problema delle italiane in Champions? È che sono troppo forti le altre. La Juve ha fatto ottimi risultati, ma lentamente stiamo tornando a essere quelli di prima. Certo, in Inghilterra e Spagna giocano i calciatori più forti, noi però possiamo lavorare più sulla parte tattica. Poi trovi squadre come il Barça e il City che hanno anche grande organizzazione tattica e questo fa una grande differenza». Tradotto: giochiamo contro i più forti. Ma come dice Federico Fazio, uno che fino a cinque giorni fa divideva l’albergo con Messi in nazionale, «la Roma ha una grande ambizione e l’occasione di giocare per ottenere qualcosa di grande. L’importante sarà non pensare solo a Leo». Nel dubbio, chiedere a Manolas e Nainggolan, Florenzi e Dzeko, ultimi reduci del 6-1 subito due anni e mezzo fa.