L’X Factor è lì, intendiamoci. Inutile nascondersi, meglio due feriti che un morto direbbe uno che domenica sera sarà pure protagonista all’Olimpico. Ecco, questo è il nodo. È che a Roma nessuno rischia davvero di morire, a ben guardare. Chi dovrebbe? La Juventus che ha un +16 da sfoggiare nella differenza reti con il Napoli e anche nella malaugurata ipotesi di sconfitte sia con la Roma sia con il Verona vincerebbe al 999 per 1000 lo stesso lo scudetto? E in fondo non corre pericoli grandi neppure la Roma, che potrebbe essere già matematicamente qualificata ancor prima di scendere in campo contro la Juve, (…). Questa è la base, che in fondo tranquillizza anche gli animi più spaventati. Il resto è nella ferma volontà di Di Francesco di giocarsi la partita. Tre indizi a sostegno. Il primo è quello ovvio, le parole del tecnico nel post Cagliari: «Io non ragiono all’italiana, certi pensieri non mi piacciono: con la Juventus dobbiamo vincere per centrare il terzo posto». Indizio numero due: arrivare terzi invece che quarti ha una differenza pratica, oltre che filosofica.
La medaglia di bronzo assicurerebbe alla Roma un maggior introito nella distribuzione del market pool rivisitato della prossima Champions. (…). Terzo indizio: Di Francesco ha voglia di invertire una tendenza antipatica, che ha visto la Roma soccombere in casa – derby a parte – contro tutte le avversarie d’alta classifica: Napoli, Inter, Milan, Fiorentina, Atalanta e Sampdoria. (…) La Roma non cambierà i tempi e i modi del suo pressing offensivo, così ha fatto contro tutte le squadre – e la Juve non fa eccezione – che amano far partire il gioco con il portieree i difensori. De Rossi e compagni non si abbasseranno a protezione del risultato. Solo una volta l’hanno fatto, in questa stagione: ottobre scorso, primo tempo col Napoli, la squadra tradì il credo del proprio allenatore venendo risucchiata dal vortice di Sarri. Nel secondo tempo – e da allora fu per sempre – la musica cambiò: lì nacque la Roma Champions.
Fonte: Gazzetta dello Sport