(V. Meta) – L’esordio in prima squadra all’Olimpico, il ritiro con Luis Enrique a diciassette anni, due scudetti sotto età nelle giovanili, ma neanche un gol con la Primavera, categoria in cui ha debuttato appena sedicenne. Fino a qualche settimana fa c’era un che di paradossale nel pur ricco curriculum di Valerio Verre, da anni considerato uno dei migliori centrocampisti del ’94 in Italia. Gli ultimi venti giorni hanno cambiato tutto, quattro reti in cinque partite e tanti saluti alle statistiche. I primi minuti con la Primavera li ha giocati già nella gara d’esordio dello scorso campionato, chiuso con undici presenze e neanche un gol, nonostante nella finale scudetto contro il Varese – in cui era entrato nel finale – ci fosse andato vicinissimo. Quest’anno fra campionato e Coppa ha giocato 22 partite, tutte dal primo minuto, ma per festeggiare la prima rete nella categoria ha dovuto aspettare di compiere diciotto anni. Il gol – quello del 5-1 nella gloriosa sfida di Coppa Italia contro il Milan – è arrivato una settimana dopo il suo compleanno più atteso, anche se era nell’aria già da qualche giorno, visto che solo la sfortuna gli aveva impedito di andare a segno in campionato contro Juve Stabia e Palermo.
Sabato contro la Virtus Entella ne ha segnati addirittura tre in una volta sola, quanto basta per prendersi la rivincita su un digiuno durato un anno e mezzo (solo in Primavera, perché negli Allievi di cui era capitano di gol ne ha segnati undici) e mettere al sicuro una qualificazione agli ottavi per cui vincere poteva non bastare. «Non ci aspettavamo di avere vita così facile– ha detto il centrocampista -, ma eravamo consapevoli che il Club Nacional se la sarebbe giocata e che noi potevamo vincere». I tre gol di Chiavari lo riportano indietro di qualche anno, lui che da ragazzino era abituato a far vincere le partite a colpi di triplette, e sono il viatico migliore in vista della delicata sfida con l’Atalanta in programma domani a Gavorrano: «Non è soltanto merito mio, ho finalizzato il lavoro della squadra che ha prodotto una grandissima mole di gioco. Non importa chi segni, l’importante è farlo per la squadra. Stavolta è toccato a me e ne sono davvero felice perché finora avevo segnato soltanto una volta in Primavera. Realizzare una tripletta ed ottenere una qualificazione in questo modo mi regalano una giornata che difficilmente dimenticherò». La speranza in casa Roma è che non sia finita qui.