LA REPUBBLICA (M. E. VINCENZI) – I finanziamenti alle fondazioni, ai partiti e ai politici. Ma anche i rapporti con le amministrazioni e con i loro rappresentanti verso i quali non ha lesinato cortesie di ogni tipo, compreso “prestare” immobili in comodato d’uso. Ha parlato di questo e di altro il costruttore Luca Parnasi arrestato a metà giugno nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma.
L’imprenditore viene ritenuto l’uomo chiave di un sistema di corruzione che coinvolgeva tanti personaggi, foraggiati in mille modi. La procura sta cercando di chiudere il cerchio in previsione della chiusura indagini. Per questo ha deciso di ascoltarlo di nuovo. In questi mesi le sue dichiarazioni hanno portato altre indagini e altre iscrizioni: sono settimane, infatti, che Parnasi ha deciso di collaborare con il procuratore aggiunto Paolo Ielo e con il pm Barbara Zuin che coordinano le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo. Lo ha fatto anche ieri, facendo nomi e cognomi. Approfondendo aspetti nuovi. Raccontando altre verità che porteranno a nuove contestazioni.
Nelle quasi cinque ore di interrogatorio, il costruttore, accompagnato dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, ha ricostruito la vicenda degli immobili che, finora, non era ancora stata approfondita (anche se nell’ordinanza ce ne era traccia). Il costruttore avrebbe raccontato di una casa ceduta, a titolo gratuito, a un politico, Dario Rossin, ex capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. E non sarebbe l’unico: è il famoso “metodo anni Ottanta” del quale parlavano i suoi collaboratori, intercettati al telefono. Un sistema che sembra ricalcare quello utilizzato da un altro costruttore, Sergio Scarpellini, su cui, guarda a caso, indagano gli stessi pubblici ministeri e la stessa polizia giudiziaria.
Parnasi avrebbe consegnato ai magistrati una lista di nomi di politici hai quali ha garantito alloggi a costo zero. Non è tutto. L’imprenditore, ora ai domiciliari, ha anche raccontato di un caso di concussione che emergeva già dalle informative dei militari: quello di una funzionaria della Soprintendenza archeologica con la quale Parnasi e i suoi avevano a che fare, Anna Buccellato, che voleva imporre alla sua società Eurnova, archeologi di sua fiducia per i sondaggi preventivi per il nuovo impianto giallorosso. Non solo: la dipendente pubblica voleva imporre anche una società, la Elma, senza passare per una gara pubblica.
L’immobiliarista lo raccontava chiaramente nelle intercettazioni, ne ha riparlato nel dettaglio ieri. Per le dichiarazioni fatte da Parnasi in questi mesi, oltre che per gli accertamenti condotti dai militari di via In Selci su bilanci di società e fondazioni, sono infatti stati iscritti, con l’accusa di finanziamento illecito, il tesoriere della Lega, Giulio Centemero, e quello del Pd, Francesco Bonifazi. Già dall’ordinanza di giugno che aveva portato a nove arresti, infatti, emergevano una serie di finanziamenti alla fondazione “Più Voci” vicina al Carroccio, e Eyu dei democratici. Versamenti che secondo gli inquirenti hanno una serie di irregolarità.