LA REPUBBLICA (A. PAOLINI) – Cappuccino, cornetto e giornale, in quella strada nel cuore di Prati che fa tanto boulevard parigino, già da oggi non ci saranno più. Sfratto per “Settembrini caffè” che da mesi non paga l’affitto. E a fischiare l’”espulsione” è Daniele De Rossi, numero 16, capitano della Roma, proprietario delle mura. L’arrivo della forza pubblica, a tirare giù la saracinesca e a mettere i sigilli, è atteso per stamattina. Resterà invece aperto il ristorante che da 15 anni è punto di riferimento del quartiere. E non solo del quartiere. Perché il patron, Marco Ledda, da sempre mette ha messo a tavola pezzi di potere e di cultura: politici, attori, registi, direttori di giornali. Naturalmente come accade in questi casi, con il loro côté al seguito di starlette, bortaborse e aspiranti qualcosa. Insomma, questo locale capace di reinventarsi col passare delle stagioni, a un passo di piazza Mazzini, è diventato col tempo una sorta di agorà dove si chiacchiera, si fanno meeting, si organizzano affari. Basta passare lì davanti la mattina per vedere come sui tavoli la tazzina del caffè si alternano ai pc, ai faldoni degli avvocati, ai copioni da studiare visto che in questo pezzo di Roma ci sono la Rai, case di produzione cinematografica e i tribunali. Un locale talmente mondano che Zingaretti, La Russa e D’Alema, che abitano lì a un passo, spesso preferiscono snobbare, dribblando così incontri indesiderati e scocciature. Anche se il lider Maximo, qui da Settembrini qualche inverno fa organizzò una bella tartufata per gli amici, innaffiata col suo vino. Affitti non pagati, si diceva. Un problema di insolvenza che affligge molti esercizi della capitale costretti a fare i conti con canoni spesso troppo alti, che lievitano a seconda delle zone e delle strade. E questo spicchio di Roma accanto al fiume, col passare del tempo è diventata sempre più cara. Marco Ledda, che in realtà è nato e cresciuto al quartiere Trieste, ha raccontato di recente in un libro appena uscito “I 100 personaggi + 1 di Prati” come l’arrivo del suo locale abbia «dato una piccola scossa al quartiere. «Siamo stati i primi ad avviare un nuovo corso e a lanciare un modello che poi sarà ripreso sia in Italia che a all’estero, specialmente a Parigi – si legge – C’è chi dice che da quando abbiamo aperto, il valore immobiliare sia addirittura cresciuto». Ma qual è il costo dell’affitto di Settembrini? «Esorbitante», commenta qualcuno. Eppure sono in tanti a domandarsi il perché un’attività del genere, (che negli anni ha già cambiato nome e ragione sociale cinque volte), non sia in grado di pagare la pigione: a pranzo a cena e a colazione c’è sempre il pienone. Adesso c’è invece la preoccupazione tra chi lavora dietro i banconi, fra i tavoli e in cucina. Quaranta persone che potrebbero, tra assunti e collaboratori, ritrovarsi in mezzo alla strada. Anche se i compratori non mancherebbero a Daniele De Rossi che ha fatto gestire tutta la questione sfratto dagli avvocati. L’azienda ha un nome avviato, la strada va di moda e a metterci gli occhi sopra all’attività sono già in tanti. Ma l’intenzione dei proprietari del marchio è quella di trovare un accordo. Mettere insieme i soldi che servono – il mese di Natale è commercialmente una buona occasione – saldare i conti e continuare a servire i cappuccini. Chissà. Vedremo se oggi il regista (quello della Roma) non manderà tutti negli spogliatoi. Tempo scaduto.