(M. Ferretti) – Colpo di tacco da paura di Schick, palla a Florenzi: tiro, palo. In quel momento, pochi minuti prima della mezzora, si sono capite tante cose. La prima? Che la Roma, al di là di tutto, non è baciata dalla fortuna. La seconda? Che la fortuna non può, non deve essere un fattore determinante per le sorti di una squadra. Ma non può esserlo neppure una decisione sbagliata di un arbitro, Rocchi nell’occasione, che condiziona l’intera partita. Nettissimo fallo da rigore su Zaniolo, Rocchi incredibilmente non vede, il Var (Fabbri) dorme e si va avanti come se nulla fosse accaduto. Il tutto poco prima del gol del vantaggio interista di Keita. Un errore pesantissimo o no? E, ancora una volta, non si capisce come mai la Roma sia così allergica al Var. O viceversa, per meglio dire. Si fanno discorsi su discorsi, incontri su incontri tra arbitri e squadre, ma alla fine non si arriva mai a una conclusione certa. La moviola in campo è diventata sempre più uno strumento a discrezione degli arbitri, e questo non può essere accettato da nessuno. Non solo dalla Roma. Se la Var c’è, va usata. Come testimoniato dall’episodio del secondo tempo, con rigore giustamente assegnato a Kolarov dopo consulto per il mani di Brozovic.
MOVIOLA A INTERMITTENZA – Qui non si tratta di fare un discorso campanilistico, ma si vuole soltanto sostenere una tesi di principio. Sarebbe facile ricordare, ad esempio, il calcio in faccia di Simeone a Olsen per il rigore assegnato alla Fiorentina, ma quell’episodio è stato talmente eclatante che non c’è bisogno di parlarne ancora. Qui si vuole semplicemente sottolineare che una partita di calcio non può (più) essere indirizzata, in un senso o nell’altro, da un errore dell’arbitro. Che senso ha, allora, aver dato il via alla tecnologia? Perchè all’Olimpico dopo sì e prima no? Perchè? In base a quale principio? Mistero. E i misteri non possono far parte del gioco del calcio. «La Var? Una vergogna», ha tuonato Totti. Chi non è d’accordo?
Detto tutto questo, vanno fatte anche altre valutazioni. La Roma, dopo due sconfitte di fila (una in Champions), è salita a quota 20 dopo 14 turni di campionato, è al settimo affollato posto in classifica lontana cinque lunghezze dal Milan quarto. Il pari contro l’Inter (forse) alla squadra di EDF oggi serve poco, ma certi calcoli potranno essere fatti soltanto tra un po’ di tempo. Anche perché Rocchi non ti capita tutte le domeniche.