La Roma soffre ma ritrova la vittoria contro il Genoa di Prandelli. Eusebio Di Francesco ha commentato il match dell’Olimpico ai microfoni di ‘Sky Sport’. Queste le sue dichiarazioni:
Sulla prestazione della squadra.
Devo fare i complimenti ai ragazzi, hanno giocato in ambiente particolare e con sensazioni interiori che avevamo tutti. Si vede che siamo una squadra malata. Ma hanno tirato fuori l’orgoglio e la voglia di tirare fuori i tre punti. Abbiamo fatto partite migliori senza portare a casa niente.
Zaniolo.
L’ho mandato in campo per la prima volta a Madrid, è la dimostrazione che quando c’è talento e determinazione si trova sempre spazio. Ha fatto una grande partita, così come l’ha fatta Cristante e tanti altri. Ci sono stati tanti errori, ma dal punto di vista emotivo è stata la partita che mi aspettavo. Il Genoa era in salute, Lazovic aveva gamba e aveva capito che dall’altra parte c’era una squadra che aveva paura. Ma sono cose che può capire solo chi ha giocato in questa città.
Kolarov, Manolas, Fazio e Florenzi le certezze da cui ripartire.
Oggi anche le scelte tattiche si legavano a tante situazioni. Volevo prima una prestazione emotiva, a livello tattico abbiamo fatto errori che si fanno sia a 4 che a 5. Ricercavo tanta emotività e ho avuto risposte positive. Se devo guardarla da tecnico ci sono state diverse lacune, ma mi interessavano in maniera relativa stasera.
Sui tre attaccanti.
Zaniolo doveva fungere più da trequartista, ma per poca abitudine specialmente Kluivert e Under rimanevano aperti e non riuscivano a giocare vicini, non riuscivano a dialogare. Poi mi sono sgolato e sono uscite delle giocate. Ho cambiato nel secondo tempo perché ci siamo messi a tre in mezzo al campo perché non arrivavamo sulle loro mezzali, i centrali opposti alla palla facevano fatica ad accorciare e da lì è nato il primo gol.
Come scegli i giocatori in questo momento? Qual è la prima caratteristica che guardi?
Quelli liberi di testa. Volevo liberarli, cercando di mettere in difficoltà gli avversari. Kluivert ha gamba, non fa sempre la scelta giusta, ma volevo liberarlo. Schick solo poteva giocare dall’inizio, in mezzo al campo non potevo scegliere. Ho messo uno in più dietro che fosse aggressivo e ho scelto Jesus, che è sempre duro e determinato.
Infine, su Schick.
È entrato con la voglia di diventare importante, l’ha fatto anche in altre occasioni. Da quando è qui gli è mancato nervo e determinazione. Deve fare l’attaccante, deve attaccare la porta e non farsi problemi. È una cosa mentale: da lui ci aspettiamo tutti qualcosa in più, ma io capisco i ragazzi perché al di là di quello che uno guadagna ci sono dei ragazzi e degli uomini che devono essere aiutati.