(M. Pinci) – Ora che la Roma conosce il proprio avversario europeo (il Porto) deve solo capire da chi farsi guidare per affrontarlo. Se il 12 febbraio ci sarà ancora Di Francesco o uno tra Paulo Sousa e Blanc (con Montella e Donadoni sullo sfondo) lo decideranno Monchi e Pallotta, insieme, a Boston. L’aereo che ha portato negli States il ds spagnolo e i manager Fienga e Calvo è atterrato intorno alle 20.30 italiane di ieri: sarà oggi il giorno in cui i discorsi entreranno nel vivo. Ma se battendo il Genoa Di Francesco ha guadagnato qualche ora, non può certo star sereno: almeno fino al 29 dicembre, quando dopo Parma-Roma e con davanti la sosta di due settimane ci sarà il tempo per fare riflessioni. Da anticipare in caso di tracolli, ad esempio sabato con la Juve. Ma il discorso non si sarebbe potuto affrontare con calma se domenica sera la Roma – pure grazie a una lettura favorevole di arbitro e Var – non fosse tornata a vincere. Addirittura era già pronto il programma: l’esonero sarebbe scattato la sera stessa, ieri sarebbe stato annunciato un nuovo allenatore. Ora invece si può provare a guardare anche ad altro. Il viaggio americano in effetti servirà al direttivo giallorosso per definire le strategie sul mercato di gennaio. E soprattutto il budget per la prossima stagione: quello in caso di qualificazione alla prossima Champions e quello se la competizione dovesse guardarla in tv. Se la squadra non centrasse un posto tra le prime quattro, ci sarebbe bisogno di sacrifici sanguinosi in termini di cessioni. Che dovranno fruttare qualcosa come 140 milioni, euro più euro meno, anche se spalmati tra luglio, gennaio e giugno. Il conto è molto semplice, visto che nell’ultimo anno, con una Champions da 100 milioni, la Roma ha avuto bisogno di raccoglierne una quarantina di plusvalenze da Emerson e Nainggolan. Colpa, si fa per dire, di costi ancora pesantissimi a bilancio, tra stipendi (è il quarto monte ingaggi della A ) e ammortamento del prezzo dei calciatori. Il rovescio della medaglia, questo, del fare molto mercato in entrata e uscita. Per ora a Trigoria si vive di quello, oltre che dei soldi dell’Uefa. Ma qualcosa sta cambiando: Pallotta potrà anche apprezzare l’aumento dei ricavi, che in questa stagione, al netto dei soldi della Champions, saranno circa 170 milioni, ossia quanto raccolse nel 2017 partecipando all’Europa League. Oggi, l’idea dell’indipendenza economica a Trigoria è un obiettivo reale. Più difficile far sì che tutto questo entusiasmi i tifosi.