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Rosella Sensi: “Non è di Di Francesco la responsabilità di questo momento”

All’interno della trasmissione “Te la do io Tokyo” questa mattina è presente anche Rosella Sensi, ex amministratore delegato e poi presidente della Roma, che ripercorre molti momenti della sua avventura al timone del club giallorosso. Si parte da Prandelli, domenica avversario all’Olimpico col Genoa“Una persona molto educata, garbata e tranquilla. Ho un ricordo strano di quella stagione, mi dispiacque molto che se ne andò. Non credo però che nulla succeda per caso, forse doveva andare così”.

Dall’inizio, nel 1993, al fianco del papà che aveva appena acquistato la società: “I primi giocatori conosciuti sono stati Balbo e Lanna, c’era un clima di familiarità. Mazzone aveva una personalità fantastica, i giocatori erano quasi terrorizzati da lui”.

Sui momenti della scorta: “E’ una cosa veramente brutta che non auguro a nessuno, ringrazio quei ragazzi di quel periodo per avermi protetto”. Sulla cessione di Samuel“E’ stata la più dolorosa in assoluto, era un ragazzo d’oro. Ricordo che a Bronzetti dicevo ‘io non firmo’. Sapevo che da quel momento sarebbe cambiato qualcosa, è stato dolorosissimo. Effettivamente da quel momento sono cambiate tante cose”. Su Pradé: “Daniele è uno che sa di calcio ma non sa mostrarlo abbastanza”.

Poi sulle ipotesi di cessione“Di Kerimov so che era interessato ma poi sparì. Soros? No, basta…tanto chi vuole credere ad altre storie è libero di farlo. Di Sawiris dico solo che voleva comprare la Roma ed era pronto a metterci parecchi soldi, ho un bel ricordo di lui ma non voglio dire altro”. Poi su Fioranelli: “Non l’ho mai incontrato di persona, ricordo Francesco (Totti, ndr) che chiamò Marco (Staffoli, marito di Rosella Sensi) per chiedergli se fosse vera questa storia che veniva data per fatta da un giornalista di cui non voglio ricordare il nome”.

Si passa ai rimpianti degli scudetti sfiorati: “Quello che ho sentito più vicino è del 2010 con Ranieri, avrebbe cambiato le cose vincere quel campionato. Il mister è stato un grande, è stato determinante in quell’anno che è stato il più difficile per me da presidente. Chi lo scelse? Io, insieme a Daniele Pradé. C’era Mancini, avevo grande stima dell’allenatore, ma aveva un grosso problema che era la fede laziale”. 

Sul dopo carriera di Totti“Gli avrei dato un ruolo nelle giovanili, vicino a Bruno Conti, per scovare i nuovi talenti oltre a quelli di direttore tecnico, quindi di risolvere molti problemi ad Eusebio Di Francesco, facendo da filtro per la squadra. De Rossi? Lo vedrei come allenatore perché ha caratteristiche tali per farlo, poi sa comunicare molto bene”.

Su Di Francesco“Gli chiederei le sue responsabilità, da presidente, ma me lo terrei stretto perché non può essere sua la colpa di questo momento che nessuno vorrebbe passare. Me lo terrei vicino fino alla fine della stagione”.

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