(M. Ferretti) – C’è Dzeko con la fascia di capitano al braccio, come quel pomeriggio di fine gennaio a Bergamo quando Edin si sbloccò segnando due gol. Una doppietta, lo ricordano tutti, che non bastò alla Roma per portare a casa i tre punti, nonostante il gol a rimorchio di El Shaarawy. Come interpretare, allora, il segnale che arriva dalla fascia? Meglio non pensarci troppo. Meglio concentrarsi sulla coppia di difensori centrali, la stessa di Roma-Spal, per dirne una brutta brutta. Ma anche in questo caso meglio pensare ad altro per avere la mente sgombra da cattivi pensieri.
Riecco la Roma dopo il pari da mezzo bicchiere pieno con il Milan, ma una Roma diversa assai da quella dell’Olimpico. E non solo perché De Rossi e Florenzi sono in panchina, e Olsen, Pellegrini e Manolas a casa davanti alla tv come Under. Una Roma senza spina dorsale; o meglio, senza la spina dorsale titolare. Fatta eccezione per Dzeko, il capitano di serata. E il Cigno di Utrecht non si fa pregare per dare l’esempio e un senso alla partita, bissando a modo suo la rete in apertura di El Shaarawy, l’Ammazzachievo (settimo gol in carriera ai clivensi e undicesimo successo più due pareggi contro i veronesi) prima del ventesimo minuto di gioco. Un po’ meno in termini di numeri rispetto a quanto accaduto quella volta a Bergamo, ma giù lo stesso con gli scongiuri perché con la Roma – lo sanno anche i bambini – non c’è mai da stare tranquilli. Come testimoniato da Dzeko in prima persona a fine gara. Poi Kolarov firma il tris (e fa un inchino ai tifosi romanisti presenti al Bentegodi) e a quel punto la vittoria sembra prendere senza indugi la strada verso la Capitale. Complice la pochezza del Chievo, una sola vittoria dopo 23 giornate di campionato. E gli ingressi in campo dei panchinari Florenzi e De Rossi. A conti fatti, non varrebbe neppure la pena esaltarsi per il clean sheet se non fosse che è arrivato con quei due lì dietro. E, allora, la porta inviolata diventa una notizia.
CARTELLINO GIALLO – Zaniolo, impiegato da mezzala sinistra, ha beccato la terza ammonizione nelle ultime tre partite, e non è un bell’andare. Sempre per una cosa che quelli bravi definiscono un eccesso di foga. Colpa dell’esuberanza giovanile, verrebbe da dire. O forse dell’esuberanza degli arbitri italiani dei confronti del talento più chiacchierato (in senso buono, ovvio) del calcio nostrano. Fosse vero, sarebbe triste. Chissà.
Fonte: il messaggero