(R.Maida) – Qualità, non quantità. Vale per il gioco, vale per il lavoro. Roma, divertiti. La parola d’ordine a Trigoria, da quando c’è Luis Enrique, è leggerezza. Eliminare lo stress.
La novità principale della settimana tipo è l’abolizione della doppia seduta, una specie di incubo per i calciatori, che non amano le pause tra un allenamento e l’altro: significa che la giornata si trasforma in mini- ritiro, comincia alle 9 del mattino e finisce alle 18- 19. E non è mai cosa gradita.
UNO E VERO -Invece Luis Enrique preferisce concentrare l’orario di lavoro, se così si può chiamare, in un unico appuntamento quotidiano, a costo di rinunciare a qualche giorno di vacanza nei periodi di break del campionato. Un’altra trasgressione spagnola rispetto alle abitudini del calcio italiano. Nelle ultime due settimane, ad esempio, la Roma si è concessa soltanto quattro giorni di riposo, contro i cinque della Lazio. Ma una volta a Trigoria, non si perde un attimo di tempo. Sono allenamenti intensi, in cui viene richiesta la massima applicazione, fisica e mentale, che hanno conquistato l’approvazione della squadra.« Per me è stata una sorpresa- ha detto ieri Totti -non ce la faccio mica a fare due ora e mezza di fila a questi ritmi… No, scherzi a parte, sappiamo quanto serva il lavoro nel calcio ed è una buona cosa allenarsi così ». La sintonia con i giocatori rende tutto più semplice. L’altra faccia della medaglia è che chi non mostra il massimo impegno, quella che Luis Enrique chiama« fame », la domenica non gioca o addirittura resta a casa. Ne sa qualcosa Juan, che è guarito da unmese ma non è mai stato convocato, forse proprio a causa di abitudini di lavoro a cui non si è ancora adattato.Ma le hanno scontate, a turno, anche Totti, Bojan, Cicinho, che si sono trovati in panchina o in tribuna senza capirne la ragione. L’atteggiamento, nel nuovo corso, è una componente decisivae inderogabile.
PERCHE’ IL RITIRO? -In questa logica rientra anche l’abolizione del ritiro per tutte le partite all’Olimpico. Compreso dunque questo derby, che da calendario la Roma deve giocare in trasferta. Luis Enrique rinuncerebbe volentieri all’adunata anche quando si deve viaggiare. Ma è evidente che sarebbe troppo rischioso partire per un’altra città nel giorno della partita. Chissà che non gli venga in mente prima o poi, in occasione delle trasferte “ comode”, tipo Napoli o Firenze che sono raggiungibili in treno in poco più di un’ora, un ulteriore strappo alla tradizione.
L’OPA -Intanto ieri, nel giorno della conferenza stampa di Totti, è cominciata ufficialmente l’Opa, l’Offerta pubblica di acquisto per il 33 per cento di azioni rimaste sul mercato. Finora, come previsto, i piccoli azionisti non hanno ceduto le loro quote. Soltanto 5.750 azioni, lo 0,013% del totale, sono state consegnate: si tratta di meno di 4.000 euro, sui 30 milioni del residuo in Borsa. Sicuramente non hanno venduto Danilo Coppola, terzo azionista assoluto della Roma con il 3,6 per cento di quote, né lo stesso Totti. D’altra parte, a un prezzo fissato molto basso ( 0,6781 a pezzo) non sarebbe conveniente. E’ stato poi comunicato che l’Opa si concluderàil 3, e non il 6 novembre.