(F. BALZANI) – Cinquecento (e passa) giorni senza te. La Roma e Pallotta non si incontrano nella capitale da più di 17 mesi, da quel 12 giugno 2018 in cui il proprietario americano ha lasciato il consueto hotel di piazza di Spagna scuro in volto per via dell’arresto dell’imprenditore Luca Parnasi (e di altre 8 persone) che hanno gettato più di un’ombra sull’agognato progetto del nuovo stadio di Tor di Valle. Si tratta esattamente di 520 giorni. Il 13 giugno 2018 Pallotta era in Costiera Amalfitana scherzando (nemmeno troppo visto poi l’evolversi del mercato) sul futuro di Alisson e Nainggolan. In Italia si rifarà vivo ancora, ma solo in vacanza tra Toscana e Basilicata oltre alle riunioni operative a Boston e Londra. Nessun passaggio a Roma dove c’è una squadra di calcio che ha vissuto momenti duri e contestazioni feroci (post addio di De Rossi). Pallotta non era presente all’inaugurazione della nuova sede amministrativa all’Eur né alle cene di Natale né tantomeno all’Olimpico dove manca dall’11 aprile 2018, nella notte magica col Barça. Un abisso di tempo. Non regge il paragone con altri proprietari stranieri come Comisso, Abramovich, Al-Khelaïfi o Zhang tutti a loro modo presenti sul campo nell’attività del loro club almeno nei primi anni di vita.
Pallotta lo è stato fino al 2016 poi le visite sono state sempre più sporadiche fino a diventare inesistenti. Il presidente è intervenuto con post social e qualche nota. Molti giocatori nemmeno lo conoscono di persona visto che in estate è saltata pure la consueta tournée americana. Il presidente ha inviato alcuni uomini di fiducia sul campo come Lippie, Zecca o Zubiria anche perché pure i dirigenti indigeni non se la passano bene: Sabatini e Monchi se ne sono andati sbattendo la porta, Baldissoni potrebbe lasciare a breve e il CEO Fienga sembra meno loquace. Fa eccezione Baldini che resta più di un consulente per Pallotta. Pure Franco, però, a Roma non si vede pubblicamente da anni. L’ex ad Fenucci ha mandato un messaggio qualche giorno fa: «Pallotta vorrebbe fare tanto di più per la Roma, ma non vivendoci dà modo ai tifosi di non farsi capire bene». Eppure basterebbe prendere un volo privato direzione Ciampino. Che Pallotta avrebbe voluto prendere a settembre, poi l’ennesimo rinvio sulla questione stadio lo ha fatto desistere. Se è vero come diceva Schopenhauer che «la lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all’occhio li ingrandisce al pensiero» è altrettanto vero – come recita un proverbio italiano – che «è l’occhio del padrone a ingrassare il cavallo».
Fonte: Leggo