Francesco Totti torna al fianco di Paolo Condò, autore della sua biografia. L’ex capitano giallorosso è intervenuto alla Nuvola di Fuksas per la presentazione del nuovo libro del giornalista, “La storia del calcio in 50 sfumature” A moderare il dibattito l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni.
Questo le parole di Totti:
Contento della Roma di Paulo Fonseca?
Sono contento del momento della squadra e che Fonseca abbia capito cosa significa essere a Roma. Ha trasmesso positività ed energia a una squadra inizialmente in difficoltà e con delle lacune. Pensiamo e speriamo che sia un percorso positivo perché la Roma deve essere tra i top club in Europa.
Sulla scelta di restare sempre in giallorosso.
La mia è stata una scelta di cuore quella di indossare un’unica maglia. Per me era una doppia responsabilità da romano e romanista giocare nella Roma. È stata la vittoria più bella per me, ho messo la Roma davanti a tutto e tutti e sono orgoglioso di quanto ho dato a questa società. Sono strafelice e cammino sempre a testa alta.
Se potessi rivivere un giorno già vissuto alla Roma, quale sceglieresti?
Non uno, ma tutti i 25 anni trascorsi con la Roma, anche i momenti di difficoltà.
Sulle difficoltà..
Passare 25 anni nella propria casa con tante persone di passaggio non è mai semplice, condividere momenti belli e brutti, e da capitano ho dovuto tamponare alcune cose che non sono mai uscite.
Un giorno che non vorresti rivivere?
L’ultimo anno da giocatore. Il modo, il contorno di quello che è successo. Mi è dispiaciuto essere preso di mira non centrando nulla, ero il capro espiatorio di tutto. Ma nello stesso tempo cercavo di mettere la squadra davanti a tutto in modo che camminasse con i piedi propri. La Roma doveva essere la Roma e Totti faceva parte del gruppo della Roma.
Sul cucchiaio a van der Saar…
Mi è venuta durante la settimana scherzando e ridendo con tutti i compagni di squadra e dissi che se avessimo tirato i rigori l’avrei tirato in quel modo. In allenamento siamo tutti bravi, poi quando è il momento clou fare quel gesto è una pazzia. Soprattutto se davanti hai un portiere che prende tutta la porta.
Su Pellegrini…
Lui faceva il raccattapalle quando giocavo, guardava da lontano. È un giocatore che può fare quei passaggi. Mi piace ma preferisco non parlarne, poi per la prima volta domenica ha indossato la fascia da capitano. Senza nulla togliere a Florenzi, lui è il capitano.
Chi sono stati i tuoi modelli da ragazzo?
Era il mio sogno diventare come Giuseppe Giannini, lo ammiravo tanto da giovane e sono felicissimo di esserci riuscito.
Su Mazzone…
Un secondo padre. Mi ha protetto, mi ha insegnato tanto e mi ha indirizzato verso la strada giusta sia in campo che fuori. Aver trovato lui, romano e romanista come me, è stato bellissimo.