Dan Friedkin è pronto a sbarcare nel pianeta Roma. L’imprenditore californiano, con base in Texas, concluderà l’acquisizione della società giallorossa nei primi giorni di gennaio, portando a termine il closing nei 60-90 giorni successivi. L’investimento complessivo dovrebbe aggirarsi sui 780 milioni di euro, comprendendo anche i circa 260 milioni di debiti e i 150 milioni di aumento di capitale da completare prima della fine del 2020.
Molte le cose in procinto di cambiare, nonostante non si tratti di una svolta epocale, ma un prosieguo di gestione imprenditoriale statunitense. Vediamo perché si può essere fiduciosi.
Potenzialità economica
Dan Friedkin è a capo del Gulf State Toyota, il più grande rivenditore del marchio giapponese in America, oltre ad una serie di resort di lusso sparsi tra Nord e Centro America, Svizzera e Africa. Il gruppo Friedkin ha grossi interessi anche nel mondo del cinema, con la produzione di alcuni film di successo, e con il figlio Ryan producer in rampa di lancio ad Hollywood. Il fatturato complessivo della loro azienda si aggira sui 9 miliardi di dollari l’anno, e il patrimonio personale di Dan è di circa 4,2 miliardi, consentendogli di essere tra i 500 uomini più ricchi del pianeta secondo la lista di Forbes.
Presenza sul campo
Secondo quanto lasciato trapelare anche dalla stampa italiana, oltre che dalle voci provenienti dagli States, Dan Friedkin metterà suo figlio Ryan, a gestire la squadra da vicino con un ruolo operativo (probabilmente vice presidente). Questa toglierà di mezzo tutti i problemi vissuti in questi anni, in cui non c’era una vera figura di riferimento, cosa che ha destabilizzato non poco l’ambiente interno. Non tanto per i tifosi, ma soprattutto per i giocatori, abituati ad avere qualcuno che si faccia sentire e che sia diretta emanazione di chi tira fuori i soldi.
Rimpasto dirigenziale
Dopo l’addio del 2013 di Franco Baldini da Trigoria, la Roma di fatto ha vissuto la sua gestione con un grosso equivoco. Come ricordato da Sabatini, Ranieri e Totti, esistevano almeno 3 fonti di potere divise tra Roma, Londra e Boston. Con troppi galli non si fa mai giorno, e il fatto di poter ripartire da nuove figure più coinvolte e presenti sarà un aspetto fondamentale. Ad esempio la figura di Guido Fienga, particolarmente apprezzato per il suo lavoro attuale, così come lo stesso Petrachi, abile nell’operare nonostante le finanze ridotte. Anche il fatto di non azzerare la dirigenza presente, ma di ripartire da essa, rappresenterebbe un ottimo viatico, ignorato in passato, quando Prade, Montali e Bruno Conti, furono messi da parte con un colpo di spugna.
La base tecnica di partenza
La squadra sta dimostrando di avere un’ossatura forte e ancora giovane. Per renderla competitiva ai massimi livelli non servirebbero grossi stravolgimenti ma solo innesti mirati, con magari l’esborso di 70/80 milioni nelle prossime due/tre campagne acquisiti. Già il fatto di non dover cedere a tutti i costi per coprire i debiti e affidarsi alle sole plusvalenze per mettere a posto il bilancio, può rappresentare una crescita tecnica importante. Il tutto starà nel poter assecondare Fonseca, magari potendo tornare a potersi permettere anche qualche acquisto nel mercato di gennaio senza dover per forza cedere prima qualcuno.
Angelo Papi