Lo straordinario mondo in cui la famiglia Friedkin è entrata dal 6 agosto 2020, giorno in cui ha acquistato la Roma, può essere sintetizzato anche con le parole compunte che ieri il general manager Tiago Pinto le ha riservato. «Dobbiamo ringraziare la proprietà. Quello che abbiamo investito nel mercato è stato superiore a quello che Dan e Ryan avevano stabilito». Sono infatti trenta i milioni su cui Pinto ha potuto contare in sovrappiù sul mercato, che rappresentano proprio quel «regalo» che Mourinho aveva chiesto. I Friedkin, però, hanno chiaro il fatto che al momento la Roma perde una media di circa 12 milioni al mese. La proprietà non ha fatto mancare alcun supporto economico, e ha già iniettato denaro in conto aumento di capitale per 248,3 milioni. Il problema è che, fra restrizioni causate dalla pandemia e ricavi che non decollano, l’inversione di tendenza ancora non c’è. Alla luce di tutto ciò, sfruttando anche i canali con la banca d’affari JP Morgan, i Friedkin da tempo stanno cercando una partnership con cui dividere gli oneri. Un socio, cioè, disponibile a rilevare il 40 per cento del club, ma che – sul modello dei partner dell’ex presidente Pallotta – intervenisse poco nella «governance». Tra i molti contatti ad esempio si dice ci sia stato con Michael Moritz, 66 anni, ex presidente di Sequoia Capital, una delle più importanti società di «venture capital» con sede nella Silicon Valle. Ha declinato l’offerta, che però potrebbe interessare altri magnati negli Stati Uniti e non solo. È il caso ad esempio di Radovan Vitek, che entrerebbe nell’azionariato del club giallorosso, ma mentre i Friedkin si occuperebbero soprattutto della gestione sportiva, il magnate ceco seguirebbe più la parte stadio, stavolta in accordo col Comune.
Fonte: gasport