(F. BIAFORA) – Gioia sfrenata e sofferenza. Lo stato di emergenza per il Covid si appresta a volgere al termine e finalmente anche il derby di Roma è tornato a dare spettacolo sugli spalti. Dopo la partita di andata giocata al 50% della capienza, l’Olimpico si riempie di nuovo, con quasi52mila spettatori (è l’ultima sfida prima dell’abolizione completa delle restrizioni) e il climaè quellodeigiornimigliori, con le scenografie dellecurve,isolitistriscioni di sfottò e il calore dei tifosi che avvolge i giocatori. Rispetto al passato il pre-gara è più che tranquillo: nella serata tra sabato e domenica sono stati segnalati diversi interventi da parte degli operatori di polizia per la gestione dei gruppi più vivaci di giovani che intonavano cori, ma la Questura non ha evidenziato problematiche particolari, visto anche il dispiegamento di forze intorno al Ponte degli Annibaldi, a due passi dal Colosseo, che ha fatto girare al largo chiunque avesse vivaci intenzioni. Senza reportage su scontri, ma con lunghe file ai tornelli, prima del fischio d’inizio – filtraggi potenziati e mille gli agenti impegnati, attenti soprattutto a verificare eventuali striscioni con riferimenti al conflitto tra Russia e Ucraina – chi è allo stadio e il pubblicodacasasipuò goderel’esibizione dei settori più caldi del tifo, in cui sono segnalate le presenze di fan dell’Atletico Madrid, del Panathinaikos e del Levski Sofia (mostrata una targa per festeggiare i 20 anni di «fratellanza»). È prima la Curva Nord laziale a svelare i cartoncini colorati che vanno a raffigurare il corpo di un’aquila, il cui volto scende poi giù con un telone piazzato proprio davanti al tabellone. «Le aquile non volano a stormi» la scrittaespostaa bordo campo a corredo del simbolo della società biancoceleste. Poi, durante l’inno di Antonello Venditti – presente in tribuna come Carlo Verdone, Marco Conidi, il figlio diLandoFiorini, il fresco vincitore del Festival di Sanremo Blanco e Vincenzo Montella, Tommaso Rocchi si è invece mischiato con i suoi tifosi nei distinti – è la Curva Sud a srotolare il propriodisegno.Inseritainunacornice di bandiere viene mostrata la lupa capitolina che è possibile ammirare sul fianco sinistro del Campidoglio. «La lupa capitolina sostiene con ardore chi di Roma i colori porta sul cuore» lo striscione del settore, applaudito anche da Francesco Totti. L’ex capitano è ancora una volta presente sugli spalti e ha voluto elogiare la Sud su Instagram, elogiando i tifosi che sia prima che durante la sfida conla Laziogli hanno dedicato un coro. Il doppio e veloce acuto di Abraham, arrivato sotto gli occhi attenti di Dan e Ryan Friedkin, scatena l’accensione di un paio di fumogeni e qualche scaramuccia tra i presenti in Tribuna Tevere e quelli nei Distinti Nord. Non c’è ovviamente possibilità di contatto fisico e dopo qualche insulto reciproco i romanisti vengono fatti rimettere ai propri posti dagli steward, che ricreano il cuscinetto tra le opposte fazioni. Durante la gara la Nord espone solo uno striscione in memoria di un amico scomparso: «Capire tu non puoi se non sei come noi… Cico vive». Diverse invece le scritte in Sud, tra cui «Dal 1900 a capienza ridotta», «Voi curva senza identità di una squadra senza città», «Pochi spettatori… Acerbi lanciacori», oltre ad una su Sarri. A fine gara il risultato scatena i festeggiamenti degli uomini di Mourinho, che fanno una passerella per gli applausi, conMancini ilpiù scatenato e intento a sventolare un bandierone. Sul fronte opposto è l’ex Pedro l’unico ad andare sotto la Nord ad applaudire il pubblico. Tra cori e canti da una parte e un’amara delusione dall’altra anche questo derby finisce in archivio.
Fonte: Il Tempo