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AS ROMA. Di Benedetto: “Tra 5 anni stadio e squadra molto forte”

Thomas DiBenedetto

«Abbiamo in programma ulteriori incontri, ma credo che i siti potenzialmente disponibili per lo stadio siano un paio. Idealmente si potrebbe pensare di farlo in tre anni, ma più probabilmente parliamo di cinque».

Cinque anni. Partendo subito. Ora. Lo dice DiBenedetto nell’intervista concessa a Bloomberg una settimana fa ma i cui contenuti sono stati diffusi solo ieri. Il presidente non affronta solo il nodo-stadio. Tocca tutte le questioni sensibili, compresa quella sulla precedente gestione («ne stiamo pagando adesso i peccati»). Il progetto americano è vincente, questo Mr Tom ci tiene a sottolinearlo: «A cinque anni da oggi, vedo una Roma molto forte, di successo all’interno del campo da gioco». Magari, in sella ci sarà ancora Luis Enrique: «L’ho sostenuto al 100 per cento anche quando la stampa lo pressava. Credo in lui e credo nell’idea che abbiamo».

LO STADIO

Realisticamente, una volta approvata la legge sugli stadi di proprietà – non se parla prima di metà novembre, a detta del sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro – l’iter amministrativo si potrebbe concludere nel giro di sei mesi. Sempre che nel frattempo sia stato presentato un progetto su cui questo iter verterà. E nessun progetto può essere presentato se prima non viene individuata un’area e trovato un accordo con un costruttore. DiBenedetto dice di avere in mente un paio di zone. Potrebbe trattarsi di Tor di Valle e della Massimina, attualmente in prima fila in un’ipotetica griglia di partenza. Le altre location all’interno del Raccordo sono Tor Vergata e La Rustica Fuori, c’è Guidonia. Mr Tom ha comunque chiaro il tipo di impianto che dovrà essere costruito. Gli spettatori dovranno essere a contatto con il campo. «Così – spiega il presidente – la passione dei tifosi crescerà e con essa anche la loro esaltazione per la squadra di casa, esaltazione che avrà a sua volta un grande impatto emotivo sui giocatori».

IL PROGETTO

Non basta una squadra giovane e affamata se non si ha alle spalle un progetto tecnico serio. «Stiamo pagando ora – spiega DiBenedetto – i peccati della vecchia gestione. Penso che sia molto importante la programmazione e quando hai i giovani dalla tua parte è molto più facile. La chiave non è solo avere i giocatori giovani, ma dare ai giocatori giovani la possibilità di vincere. Ci vogliono uno schema valido, una tattica ben precisa e una personalità nel gioco, insieme alle capacità fisiche, che devono consentire di correre per tutti i 90 minuti». Luis Enrique era stato criticato da parte dei media:«Inizialmente la stampa italiana ha pressato Luis, e ha cercato di farlo anche con me. E’ stata un po’ critica, hanno cercato di farmi dire cose che sarebbero state in contraddizione con Luis, che ho sostenuto al 100 per cento. Credo in lui e credo nell’idea che abbiamo. E’ importante che tutti siano parte della squadra, nessuno è più grande della squadra. Non vogliamo una squadra in cui si faccia affidamento su un solo giocatore. Vogliamo che tutti facciano del loro meglio e che lavorino al massimo per vincere». La normativa della Uefa sul fair play finanziario non sarà un freno per la Roma, ma un’occasione da sfruttare:«Penso – sostiene DiBenedetto – che sia molto importante mettere un limite alle potenzialità economiche dei club. Ne beneficeranno soprattutto i piccoli, che non avranno la tentazione di far firmare contratti più onerosi di quanto possano permettersi. Si tenterà invece di gestire al meglio il vivaio, avranno maggiore rilievo la crescita e il potenziamento dei giovani in squadra e questo è importante anche da un punto di vista economico. Certo, non nego che squadre come il Manchester abbiano un netto vantaggio rispetto a chi ha speso di meno in questi anni». Un toccasana per i bilanci è la Coppa Campioni. Ma Mr Tom è convinto di poter pareggiare costi e ricavi anche senza (per ora): «Equilibrare i conti senza fare la Champions League. Questa è un altro obiettivo che ci siamo prefissati. Se la faremo sarà un bonus fondamentale in più per noi».

LE STRATEGIE

Ma perché investire in una squadra di calcio? Secondo DiBenedetto, ci sono i margini per realizzare del profitto. «Il guadagno possibile – dice – è notevole nel calcio: media, merchandising, nuovo stadio. Inoltre il nostro management è di primissimo livello e i nostri partner per lo sviluppo del marchio faranno sì che gli accordi da stringere con gli sponsor siano i migliori possibile. A cinque anni da oggi, vedo una Roma molto forte, di successo all’interno del campo da gioco. Ma vedo anche il successo dal punto di vista economico».

IL RAPPORTO CON UNICREDIT La trattativa con la banca è stata almeno un paio di volte sul punto di saltare. Adesso, i rapporti sono tranquilli. La quota di Unicredit sarà prima o poi venduta a un paio di investitori italiani. «Non posso parlare a nome di Unicredit, ma do per scontato – avverte DiBenedetto  il fatto che loro cederanno la loro partecipazione nelle azioni della As Roma ad una coppia di romani, che saranno sicuramente interessati a fare il bene del team. Nel frattempo, sono certo che Unicredit ci fornirà un grande aiuto per il nostro progetto».

LA FAMA «Per dieci anni sono stato un banchiere d’investimento», racconta Mr Tom, «poi ho lavorato per Morgan Stanley nel settore immobiliare e per la Salomon Brothers nel loro dipartimento di corporate finance». Poi è arrivata la Roma e quindi pure la fama. Che tuttavia DiBenedetto, da buon finanziare americano, dice di non gradire alla follia: «E ’una nuova esperienza per me, davvero non mi piace molto la visibilità. Ora all’improvviso sono diventato un personaggio pubblico, almeno a Roma. Quando torno negli Stati Uniti posso condurre una vita normaleCerco di essere onesto con la stampa. Ho detto fin dall’inizio che bisognava essere pazienti. Un’idea richiede molto tempo per essere applicata, lavoreremo duramente per fare del nostro meglio e abbiamo molte persone che lavorano duramente. Sono sorpreso di quanto è stato intenso l’interesse dei media. Pensavo che fosse tanto, ma mai mi sarei immaginato che sarebbe stato così». E non ha ancora visto niente, Mr DiBenedetto. Pensi se a fine campionato…

 

Fonte: IlRomanista

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