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IL MESSAGGERO. Quanta sfortuna

Luis Enrique

(M. Ferretti) –  E, adesso, Luis Enrique sa che cosa è il derby di Roma. Una partita che non ti concede un attimo di respiro. che credi di avere in mano, di poter vincere o almeno di non perdere e che, invece, alla f me ti regala un’amarezza infinita. con quel gol di Klose arrivatc ad un soffio dal fischio finale di Tagliavento, arbitro contestatissimo dai giocatori giallorossi perla gestione della parte finalissima della gara. Luis aveva disegnato l’ennesima Roma inedita, la partenza era stata buona con il gol di Osvaldo e tante altre belle cose, ma pian piano la squadra ha ceduto campo e quando ha ceduto all’avversario anche un giocatore, cioè l’espulso Kjaer, la faccenda si è fatta complicatissima. «Che brutto finale, è un peccato per noi. Quandc credevamo che il risultato era il pareggio, non abbiamo avuto la fortuna che ci serviva», le prime parole dell’asturiano. E ancora. «Si poteva fare qualcosa in più nel primo tempo, credo che l’inizio della gara sia stato molto buono con possesso palla e inserimenti delle punte. Dopo quindici minuti non siamo più riusciti a giocare la palla come volevamo. però. Dobbiamo lavorare di più, ma la nostra prestazione va giudicata soltanto quandc eravamo undici contro undici. Burdisso fuori? Nico ha dovuto fare un viaggio incredibile dopo la Nazionale e ho decisc di non metterlo. Cerco di fare le migliori scelte, ma dopo le partite è facile dire se sonc stato bravo o no. Io sono contento delle sforzo dei miei giocatori. La Lazio ha giocatc bene, ma la sconfitta è un peccato per noi». Roma con minor possessc palla del solito, però. «No, non credo che questa sia stata la chiave della partita. L’obiettivo nostro è fare tutto quello che possiamo e vogliamo fare in novanta minuti. Stavolta quando il pressing della Lazio è stato piu forte, non siamo riusciti a fare quello che volevamo. Talvolta andiamo troppo in verticale, in altri momenti troppo in orizzontale: dobbiamo ogni volta capire i momenti giusti per muoverci, ma questo lo devono fare i giocatori. Io chiedo di tenere la palla, quando la teniamo siamo forti e al tempo stesso teniamo gli avversari lontani dalla nostra porta. Ma questo è uno sport di errori e va così». Poi, una riflessione. «La Lazio aveva accusato il vantaggio di Osvaldo e dopo quel gol ci è mancata un po’ di fiducia. Se stai vincendo uno a zero devi continuare a giocare, ed è proprio lì che noi dovevamo continuare a fare il nostro calcio. Per le caratteristiche del nostro gioco e dei nostri giocatori siamo una squadra pericolosa e che si difende lontano dalla porta, ma su questo dobbiamo ancora lavorare molto. Non bastano tre mesi per raggiungere la perfezione. Anche quando siamo rimasti con un uomo in meno

Ho cambiato soltanto quando la squadra era troppo stanca e non ce la faceva più a supportare le due punte. La classifica per me ora sta in secondo piano, noi cerchiamo di lavorare in settimana per assimilare dei meccanismi nuovi, la classifica la vedremo alla fine. Non so se adesso arriva il difficile, per-chè quando si perde un derby si deve lavorare molto a livello mentale sui giocatori ma anche se si vince il derby penso che la partita dopo sia sempre difficile. Domenica giocheremo con il Palermo e dovremo farci trovare pronti. Ora posso solo dire che sono già carico per il derby di ritorno»

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