(C. ZUCCHELLI) – Avrebbe immaginato ben altro finale per il suo primo derby da presidente della Roma. Pur impassibile ai gol, Thomas DiBenedetto sognava di uscire dallo stadio con i tre punti, come qualsiasi romanista. E invece, come qualsiasi romanista, ha lasciato lo stadio al fischio finale con l’amaro in bocca. Non per la prestazione della squadra, che lo ha soddisfatto per qualità del gioco ma anche e soprattutto per carattere e coesione intorno all’allenatore, quanto per la sconfitta arrivata all’ultimo secondo per mano di quel Klose indicato da tutti i romanisti come l’uomo più pericoloso della Lazio.Da uomo di sport, DiBenedetto sa che certe cose possono succedere. L’importante – è la sua convinzione – è mettere subito tutto alle spalle, dimenticare la sconfitta e ripartire. Per tornare a vincere già domenica prossima contro il Palermo. DiBenedetto non ci sarà però, mentre il giorno di Roma-Milan dovrebbe occupare regolarmente il suo posto in tribuna autorità.
Arrivato alle 16 a Fiumicino con un volo Vueling proveniente da Malaga dove sabato è stato impegnato in affari personali, è stato subito assistito da tre agenti in borghese della Polaria che lo hanno accompagnato fino all’uscita del Terminal 3 dove ad attenderlo c’era una berlina che lo ha accompagnato in albergo prima e all’Olimpico poi. DiBenedetto è entrato allo stadio intorno alle 19.30. Con lui l’ambasciatore americano ma non James Pallotta: il manager statunitense sarebbe voluto essere allo stadio per la sua prima partita da quando è tra i soci che hanno acquistato l’As Roma, ma è rimasto bloccato negli States da un’influenza. Si è comunque informato sul risultato del derby ed è rimasto, ovviamente, dispiaciuto per il risultato finale. All’Olimpico non c’era neanche Joe Tacopina, ma la sua assenza – così come quella del ds Sabatini – era prevista. Completo scuro, camicia celeste e cravatta rossa, DiBenedetto ha messo piede in tribuna autorità alle 20.34, cinque minuti più tardi è stato salutato da Claudio Lotito, presidente della Lazio che, almeno ad uno e consumo delle telecamere, si è comportato da perfetto padrone di casa.
Con Lotito l’inseparabile Igli Tare, anche lui protagonista di una stretta di mano col presidente romanista. I maxi schermi dell’Olimpico lo hanno inquadrato spesso: applausi, come prevedibile, dalla Curva Sud, fischi, invece, dal lato opposto. Nulla che, comunque, abbia in qualche modo toccato il presidente giallorosso. Durante la partita DiBenedetto è rimasto impassibile, al gol di Osvaldo ha accennato un sorriso mentre al momento del pareggio di Hernanes e, soprattutto quando ha segnato Klose allo scadere, è rimasto immobile. Il suo volto però era tutto un programma. Di arbitri e arbitraggio non ha voluto parlare, così come Luis Enrique.