Tornare nello stadio di tante battaglie per riscoprirsi speciali. Perché quando Kjaer e Simplicio calpestavano l’erba del Barbera spesso erano dolori per gli avversari. Due punti fermi di un Palermo passato attraverso mani diverse, ma che ogni volta che veniva rimodellato aveva nel danese e nel brasiliano due cardini imprescindibili anche a dispetto di certe situazioni, come nell’anno in cui Simplicio era in scadenza di contratto. Pastore era il nuovo che avanzava, ma Delio Rossi per la trequarti almeno per i primi mesi preferì l’esperienza del brasiliano al talento ancora discontinuo dell’argentino. Discorso contrario per il danese dagli occhi di ghiaccio che da quinto difensore centrale, al suo primo anno in rosanero conquistò in poco tempo la fiducia di Ballardini. La lunga squalifica di Carrozzieri aprì un varco per una maglia da titolare che il tecnico ravennate gli consegnò senza pensarci due volte. Due certezze, insomma, le stesse a cui aspirerebbe la Roma con loro due in campo.
Fantastico Con Kjaer e Simplicio in formato Palermo Luis Enrique avrebbe avuto meno problemi. Ballardini due così li avrebbe voluti in ogni squadra che ha allenato. «Simplicio è come il suo nome — spiega l’allenatore del Cagliari — è semplicemente un gran giocatore, ha qualità ed intelligenza tattica ed è formidabile ad interpretare più ruoli. Kjaer ha forza e qualità tecniche straordinarie. Per esempio è fortissimo di testa. Però è ancora giovane e quindi ci può stare che dopo alcune stagioni ad alti livelli possa aver subìto un calo fisiologico. Le sue difficoltà non dipendono dal modo di interpretare il calcio di Luis Enrique». Chissà se sentendo di nuovo il profumo del Barbera torneranno a primeggiare come un tempo.
Vizio del gol Per Simon, inoltre, sarà la prima volta da avversario contro il Palermo (all’andata non c’era) e per di più nel suo ex stadio. E l’ironia della sorte ha voluto che trovasse di fronte Viviano, il portiere che ha battuto di più in carriera. Ben due volte con la maglia rosanero, con Viviano che era al Bologna. Già, perché il Kjaer rosanero alle chiusure impeccabili abbinava anche il vizietto del gol: 5 in due stagioni. Fu la scommessa vinta di Rino Foschi che per prenderlo dovette vincere le titubanze iniziali di Zamparini che non voleva spendere 4 milioni di euro per un illustre sconosciuto. «Credo molto in Kjaer — dice l’ex diesse del Palermo — È arrivato al Palermo e ha fatto molto bene, così come al Wolfsburg. Sabatini, che lo conosce bene, lo ha portato alla Roma: i giallorossi hanno un progetto particolare, con Luis Enrique che ha un sistema di gioco innovativo e Kjaer sta avendo qualche difficoltà. Ma è un calciatore forte e ha tutte le caratteristiche per essere un difensore importante: è uno dei giovani più forti d’Europa. Sta facendo un po’ fatica, ma anche gli altri difensori hanno delle difficoltà».
Il più forte Sul danese anche Delio Rossi non ha dubbi. «Per me è il difensore centrale più forte che abbia mai allenato — dice Rossi, sulla panchina rosanero nella seconda stagione del danese — ha qualità eccezionali, nell’uno contro uno è insuperabile. Certe annate strane possono accadere, ma il giocatore non si discute». Rossi, del resto, con Kjaer e Simplicio al suo primo anno alla guida del Palermo ha fatto una cavalcata verso il quarto posto, svanita alla penultima giornata. E da quei due sarebbe voluto ripartire per riprovarci anche la stagione successiva. Kjaer andò al Wolfsburg e Simplicio si era già promesso alla Roma, dove non ha trovato sempre molto spazio ma rappresenta l’usato sicuro. «Perché è un elemento che dà certezze — chiude Rossi — Ha qualità, è duttile e, cosa importante, sa dare del tu al pallone».