M. Pinci – Il giro del (suo) mondo in 80 giorni. Quanto è cambiata la vita di Pablo Daniel Osvaldo da quel 21 dicembre: era il giorno di Bologna-Roma, la Roma di Luis Enrique volava sulle ali di un gioco ritrovato, lui aveva appena realizzato il settimo gol in campionato. L’ultimo, ad oggi. La Roma aspetta per domani alle 15 il verdetto della corte Federale sul ricorso presentato contro i due turni di squalifica dell’attaccante. E intanto si lecca le ferite di un’emergenza che costringerà Luis Enrique a reinventare la sua squadra.
OSVALDO SPERA NEL RICORSO DOPO 80 GIORNI SENZA GOL – Il gol del 21 dicembre a Bologna. Poi più nulla. Quando domani pomeriggio Dani Osvaldo sarà con Franco Baldini negli uffici della Corte Federale per conoscere l’esito del ricorso presentato contro i due turni di squalifica rimediati, penserà anche a quell’astinenza da reti che inizia a pesargli. Se come spera la Roma, secondo cui “esistono i requisiti” per uno sconto, Osvaldo potrà essere in campo, sabato sera a Palermo saranno 80 i giorni di digiuno. In mezzo, soltanto 156 minuti in campo: colpa della sfortuna, con quella lesione al bicipite femorale che lo ha tenuto fuori per 40 giorni, colpa sua, e di quel cartellino rosso rimediato a Bergamo dopo meno di un’ora anonima, che gli ha tolto un derby da protagonista. Troppi in ogni caso per un centravanti che nell’ultima stagione aveva chiuso a 17 centri con l’Espanyol e che in questa, dopo il trasloco romano, è fermo a 7, superato anche dalla rivelazione Borini (9) in testa alla classifica marcatori del club. Ma quel 21 dicembre, ultima gara del vecchio anno solare, è anche il giorno dell’ultima vittoria romanista fuori casa: da quel momento un solo punto lontano dall’Olimpico (nel match a singhiozzo di Catania). E soprattutto quello che è diventato a tutti gli effetti un problema del gol fuori casa: nei 5 viaggi fuori Roma del 2012 appena quattro reti – la metà a Cagliari – e due digiuni contro Juventus e Siena. A Luis, è evidente, serve Osvaldo. I giudici federali saranno d’accordo?
DIFESA, OBIETTIVO DEDÈ – Eppure, si guarda già al futuro, almeno a Trigoria, soprattutto per la difesa. Uno dei nomi che piacciono di più al d. s. Sabatini è quello di Dedè, difensore brasiliano classe ’88 del Vasco da Gama. Un metro e 92, una garanzia nel proprio paese, tanto che il prezzo del cartellino è arrivato a superare i 10 milioni di euro, anche perché da poco ha prolungato il proprio rapporto col Vasco aumentando l’ingaggio fino a 1,7-1,8 milioni di euro. Per spostarlo, bisognerebbe riconoscergli almeno un paio di milioni all’anno, ma nonostante cifre da top player, quello di Dedè resta un nome che piace parecchio a Trigoria, dove in estate concentreranno gli sforzi proprio sulla difesa: due esterni titolari (Isla, Cissokho, Bastos, Gulham, Tremoulinas, Azpilicueta), ma soprattutto due centrali, uno di grande valore, uno di maggiore prospettiva. Anche perché partiranno Juan e Heinze, destinati a chiudere a giugno la propria avventura con la Roma. Destinato a restare, invece, è Simon Kjaer. Nonostante tutto.
KJAER A ROMA UN’ALTRO ANNO – Un campionato fin qui disastroso, ma anche la possibilità di ricominciare. Simon Kjaer, sabato a Palermo, tornerà a prendersi la Roma. La tribuna di Bergamo insieme a De Rossi il punto più basso della sua stagione, forse della carriera, che ripartirà, causa un infortunio che ha tolto alla Roma Juan fino a fine stagione, proprio dal Barbera, dove ha vissuto gli anni migliori. Da qui alla fine, 12 gare per meritare la conferma. Conferma che, però, dovrebbe arrivare in ogni caso. Perché già nelle prossime ore, la Roma sonderà la disponibilità del Wolfsburg a prolungare – stavolta gratuitamente – il prestito di un’altra stagione. In fondo, gli errori in serie di quest’annata hanno prodotto una svalutazione che impedisce al club giallorosso di di spendere i 7 milioni previsti per il suo cartellino, ma che contemporaneamente sconsiglia al Wolfsburg di riprenderselo. La soluzione ideale, puntando sulla stima di Luis Enrique per lui (“È il miglior centrale che ho a disposizione”, ha ammesso ai propri dirigenti), è quella di prolungare la permanenza nella capitale per un altro anno, senza ulteriori spese se non l’ingaggio. Vuoi vedere che ne vale la pena?