(P.Liguori) – C’è poco di rivoluzionario e molto di ottusa testardaggine a riproporre sempre lo stesso gioco fino all’inevitabile epilogo. Il progetto della Roma non sta neppure fallendo per le intemperanze dei tifosi o le pressioni economiche. No, sta scivolando nell’amarezza di tanti che hanno aspettato fino alle delusioni più cocenti e banali. Qui non siamo di fronte ad uno Zeman che rischia sempre in ogni istante e scatena l’adrenalina. Col boemo non si vinceva sempre, ma le partite, anche le sconfitte, erano indimenticabili. Con l’asturiano le sconfitte sono in fotocopia e le vittorie dipendono quasi sempre da giocatori che all’inizio avrebbe voluto scartare o punire.
Dopo il derby si è parlato dell’arbitro, ma il rigore è la solita conseguenza della solita disposizione tattica. I difensori centrali fanno sempre magra figura. La squadra è troppo giovane? Per 71 milioni abbiamo comprato tanto, anche talenti veri. Parecchi sono stati usati male e sono in crisi, come Lamela, Kjaer, l’ultimo Pjanic. Altri, i più sicuri per l’allenatore, hanno deluso, come Jose Angel e Bojan.[…]