(C. Zucchelli) –Gli abbracci di Curci e Nanni a Lobont, le “pizze” in testa di Greco a José Angel, la gioia di Sabatini con Kjaer e, soprattutto, Lamela di cui ha voluto rivedere già nell’intervallo l’assist per Borini. E poi i complimenti di Luis Enrique a Rosi, qualche specialità siciliana da riportare a casa e la consapevolezza – necessaria ma non scontata – che da qui al 13 maggio qualcosa potrà ancora succedere. Non ci saranno giorni o notti di Coppe e Campioni, né adesso né il prossimo anno (miracoli a parte) ma ci saranno giorni e notti in cui la Roma deve fare quello che ha fatto sabato a Palermo. Giocare e vincere, senza fare calcoli, senza pensare troppo al futuro ma cercando la concentrazione per il presente. Concentrazione, appunto. Quella che al Barbera non è mancata anche se, e questa è una cosa che Luis Enrique ha fatto presente ai dirigenti già dopo il fischio finale, ci vuole più concretezza sotto porta. Perché un primo tempo dominato in lungo e in largo non può terminare solo 1-0.
E perché se all’ultimo minuto prendi il pareggio tutto quello successo nei 90 precedenti perde significato. Su questo, anche su questo, si lavorerà a Trigoria da domani. Due sono infatti i giorni di riposo che il tecnico, su suggerimento del mental coach Llorente e del preparatore Cabanellas, ha deciso di concedere alla squadra considerando anche che il prossimo impegno sarà quello di lunedì 19 all’Olimpico contro il Genoa. La squadra ci arriva con una vittoria ed è quello che Sabatini e Baldini – i dirigenti che sabato erano in Sicilia – volevano. Dopo due ko di fila i tre punti erano la condizione necessaria e sufficiente per ripartire. Con quale traguardo? Tutti e nessuno. Come ha detto De Rossi con la solita lucidità subito dopo la partita: «Dobbiamo provare a vincerle tutte. Se ci riusciamo nulla diventa impossibile. Sappiamo che è difficile, non ci nascondiamo, ma noi ci proveremo».
La convinzione di De Rossi è quella di tutti a Trigoria. Soprattutto lo è di Luis Enrique anche se l’allenatore non ammetterà mai di fare programmi a lunga scadenza. Sabato sera però era visibilmente soddisfatto. Per la vittoria e per per il gioco espresso anche dai quei giocatori che fin qui avevano deluso. Una partita è naturalmente troppo poco per esprimere un giudizio definitivo, ma la strada intrapresa dai vari Kjaer, José Angel e Greco è certamente quella giusta. Il danese non è ancora quello di un paio di stagioni fa ma nello stadio che lo ha visto crescere ha ritrovato i suoi punti di riferimento ed è stato protagonista di una partita senza sbavature.
Adesso si aspettano test più probanti, come quello all’Olimpico – dove dovrà dimostrare di non avvertire la pressione – contro il Genoa e quello a San Siro col Milan. Anche il terzino spagnolo ha dato segni di risveglio e a Trigoria sono pronti a scommettere che da qui a fine stagione si riprenderà il posto da titolare. Giocherà poco dall’inizio invece Bogdan Lobont visto il rientro di Stekelenburg ma la prova di sabato sera ha dimostrato che il portiere romeno, il più festeggiato sabato notte nello spogliatoio, oltre ad essere un uomo squadra è anche un secondo affidabile e decisivo, in grado di dare sicurezza alla difesa e in grado, soprattutto, di mettere al sicuro il risultato. Perché, è la sensazione del day after in una Trigoria deserta, i problemi non sono spariti e c’è ancora molto da lavorare ma i tre punti di Palermo (prima vittoria esterna dopo quasi tre mesi) hanno dato alla squadra quella serenità necessaria per lottare ancora in questi ultimi due mesi di stagione.