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GAZZETTA DELLO SPORT. Il maestro Ancelotti su Borini «Carattere da predestinato»

Carlo Ancelotti

(A. Schianchi)«Borini è un bravo ragazzo che gioca molto bene a pallone ». La dichiarazione è firmata da Carlo Ancelotti, uno che il talentino dellaRoma lo ha allenato quando era al Chelsea e lo conosce bene. Ne ha curato lo sviluppo e la maturazione, lo ha incoraggiato e lo ha sgridato, lo ha seguito con l’attenzione di un maestro e la premura di un papà, e anche oggi che se ne sta in Francia non perde occasione per «accompagnare» (ovviamente da telespettatore) le prestazioni del suo «cocco ».

Nel gruppo «Ha qualità da vendere, Fabio. Lo sapevo che avrebbe fatto bene in Italia: ha il fiuto del gol e una rapidità che pochi posseggono. E poi mi piace la sua rabbia, la sua cattiveria, la sua voglia di arrivare sempre per primo sul pallone» dice Ancelotti che nell’estate del 2009, dopo averlo visto all’opera nei primi allenamenti con il Chelsea, parlò con i dirigenti e decise di inserirlo immediatamente nel gruppo della prima squadra. Borini, all’epoca, aveva 18 anni, ma sedeva tranquillamente al fianco di Anelka, Terry, Lampard e Drogba. Mai avuto paura, mai avvertito la pressione. Nemmeno quando Ancelotti lo prese da parte e gli disse che sarebbe stato convocato per una partita di Champions League, quella casalinga contro il Porto.

Settembre 2009. «Pensavo fosse emozionato – racconta oggi Carletto – invece non fece una piega. Mi ringraziò e andò in campo ad allenarsi con più intensità di prima». Per spiegare il carattere del ragazzo: a 17 anni ordinò ai compagni del Chelsea di spegnere lo stereo che pompava musica rap prima di ogni partita. «Ho bisogno di silenzio per concentrarmi» disse, e tutti ubbidirono. I successi del presente, come spesso accade, sono figli dei sacrifici del passato: Borini è andato via da Bologna a 16 anni, ha lasciato mamma, papà e sorella, si è ritrovato da solo in Inghilterra, ha sofferto, ha faticato, ha anche pianto, maalla fine ha imparato. A giocare a calcio, innanzitutto, e anche a vivere.

Passaggio da Parma «Nella Roma è importante il movimento di Fabio, si integra molto bene con i compagni di reparto e non va sottovalutato il lavoro in fase di pressing. Per forza che Luis Enrique stravede per lui: è un potenziale campione. E lo conferma anche il fatto che Prandelli lo ha già preso in considerazione per la Nazionale. Nonmi sorprenderebbe se Borini fosse la sorpresa dell’Europeo ». Viene da chiedere, dopo tanti elogi: ma Ancelotti perché non se l’è preso al Paris Saint Germain? «Perché non è in vendita, è della Roma e penso che starà lì per molti anni». A essere sinceri, quando il suo amico Pietro Leonardi, direttore generale del Parma, gli chiese un giudizio, Ancelotti spese parole importanti. E il Parma lo comprò, sfruttando il fatto che Borini era in scadenza di contratto con il Chelsea e voleva rientrare in Italia. Poi, visto che Colomba, allora allenatore degli emiliani, non lo teneva in considerazione, Leonardi decise di cederlo alla Roma realizzando una notevole plusvalenza.

MossaChelsea Maciò che è interessante osservare, del percorso di Borini, è il finale dell’avventura al Chelsea. Il ragazzo, a gennaio 2011, rifiutò di prolungare l’accordo con gli inglesi e i dirigenti di Abramovich imposero ad Ancelotti, che pure ne avrebbe avuto bisogno, di tenerlo lontano dal campo. Carletto non gradì l’intromissione. A marzo Borini venne trasferito in prestito allo Swansea e con i gallesi conquistò la promozione in Premier League (6 gol in 9 partite): bella soddisfazione, visto che era un traguardo storico. «Ed è solo il primo successo di una carriera che gli auguro lunga e vincente» conclude Ancelotti. E chissà che i due, un giorno, non si ritrovino sotto lo stesso tetto.

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