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TENTATA TRUFFA AS ROMA Renga: “Io dormo tranquillo”, L.Enrique: “Mai successo in Spagna”

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«È brutto, bruttissimo, e mi dispiace che sia capitato a persone per bene con cui lavoro. In Spagna non è mai successo questo». Il ‘questò di cui parla il tecnico della Roma, Luis Enrique, non ha nulla a che vedere con la partita da giocare lunedì sera allo stadio Olimpico. Le parole dell’asturiano fanno invece riferimento a un tentativo di truffa ai danni di due dirigenti del club giallorosso, il direttore generale Franco Baldini e l’avvocato e consigliere d’amministrazione Mauro Baldissoni, finito nel mirino della Procura della Repubblica della Capitale. Nel registro degli indagati sono finiti i nominativi del giornalista Roberto Renga, del figlio Francesco, e di due conduttori radiofonici, Mario Corsi e Giuseppe Lomonaco, che potrebbero essere convocati prossimamente a piazzale Clodio per essere interrogati. Il tentativo di truffa sarebbe ruotato intorno alla prospettazione di circostanze che avrebbero potuto danneggiare l’immagine di Baldini e Baldissoni. Renga – questa l’ipotesi dell’indagine – avrebbe avvicinato uno dei protagonisti del programma televisivo «Le Iene», Paolo Calabresi, sostenendo di possedere documenti, in particolare trascrizione di sms, dai quali emergerebbe che i due dirigenti giallorossi sono massoni e che ci sarebbe una sorta di «cresta» sulle operazioni del calciomercato. Materiale ritenuto infondato e sequestrato dalla Digos. «Ma io dormo tranquillo», la posizione di Renga. «La Roma, nel rispetto delle indagini in corso, non rilascerà alcun commento» è stata la posizione del club sull’intera vicenda, poi ribadita anche dal tecnico Luis Enrique: «È un tema su cui sta lavorando la magistratura, non voglio e non posso parlarne». Poche parole anche da parte di Corsi e Lomonaco che hanno deciso di autosospendersi dalle rispettive trasmissioni radiofoniche, dando mandato ai legali di occuparsi della situazione. Meno ermetica, invece, la posizione di Renga, particolarmente seccato per un pezzo comparso sul quotidiano ‘la Repubblicà. «Il giornalista che ha scritto l’articolo si è informato molto poco o gli hanno fornito informazioni sbagliate – ha attacco Renga dai microfoni di Radio Radio -. Ho letto ricostruzioni molto divertenti, da film comico, ma le cose sono molto diverse, e la magistratura presto lo farà sapere». In particolare, Renga ha sottolineato di aver letto «di estorsioni, ricatti, che avrei chiesto soldi alla Roma… Non mi è mai passato per la testa di utilizzare il mio lavoro se non per motivi professionali. Non ho mai pensato di truffare la Roma. Mi fa impazzire leggere queste cose ed è risibile pensare questo, non ho bisogno di ricattare o rubare». In merito ai particolari della storia, Renga ha quindi rivelato che «tutto nasce da un documento che ho ricevuto, e che non è assolutamente nè falso nè scritto a mano, e che mi ha molto inquietato perchè conteneva riferimenti precisi che mi hanno fatto preoccupare per la mia famiglia». L’ultimo riferimento è invece per il coinvolgimento nella storia della ‘Ienà, Paolo Calabresi: «Ho letto che lo avrei cercato: non è vero, mi ha cercato per un servizio, e con lui ho avuto un colloquio in cui gli ho mostrato il documento che ha registrato e filmato. Io vado a dormire tranquillo, spero lo possa fare anche chi registra film di nascosto e ha un figlio che gioca nella Roma…». Intanto l’indagine della Procura potrebbe allargarsi. I magistrati sospettano che nella vicenda possano essere coinvolti altri soggetti un tempo legati alla gestione della famiglia Sensi ed ora esclusi dai nuovi proprietari. Le posizioni di queste persone saranno esaminate nei prossimi giorni.

Fonte: Ansa.it

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