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IL ROMANISTA Finale col brivido, ma Ascoli ko

Roma Primavera

(V. META) – Sembrava dovesse fermarsi a otto la serie di vittorie consecutive, invece per prendersi anche la nona la Roma ha dilatato il tempo e battuto un Ascoli più che dignitoso grazie a un calcio di rigore fischiato all’ultimo dei cinque minuti di recupero. A quattro giorni dalla finale di Coppa Italia contro la Juve, il successo contro i bianconeri di Baldoni serve a mantenere i due punti di vantaggio sulla Lazio (2-0 al Gubbio) e a restituire a De Rossi qualche certezza in più: Cittadino innanzitutto, ma anche Spadari, all’esordio stagionale e decisivo nell’azione che ha portato al rigore del 2-1.

Contro l’Ascoli del figlio d’arte Gianluca Oddi, il tecnico deve fare a meno di Nego (squalificato) oltre a Tallo, Ciciretti e Matteo Ricci, sostituiti da Ceccarelli, Federico Ricci e Cittadino. L’avvio è un monologo della Roma, che passa i primi venti minuti nella metà campo dell’Ascoli e sfiora il vantaggio con Cittadino, Verre e Sabelli prima di incassare la beffa dello 0-1 la prima volta che i bianconeri si affacciano in avanti: cross di Grilli, sinistro al volo di Ruzzier e palla sul secondo palo. La reazione romanista non si fa aspettare e prima dell’intervallo arriva il pareggio con Frediani, caparbio nel trovare la rete dopo una conclusione di Lopez respinta sulla linea dal portiere. Lo stesso numero sette sfiora il raddoppio allo scadere, stavolta Tubaro è attento in uscita. Si ricomincia da due buone conclusioni dalla distanza di Cittadino, prima che un fallo di mano al limite dell’area di Grilli venga punito con il rigore: sul dischetto va Verre, Tubaro è bravo a restare in piedi fino all’ultimo e a respingere il tiro del centrocampista. De Rossi mescola la carte inserendo Politano e poi anche Terriaca e Spadari e la Roma riprende ad attaccare, ma i minuti passano e le speranze di successo sembrano svanire con gli errori clamorosi di Leonardi e Terriaca. Invece al quinto di recupero Spadari mette in area un pallone che Scognamillo tocca con la mano: stavolta sul dischetto va Politano e il suo sinistro non perdona.

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