(A. GHIACCI) – Quattordici Lecce-Roma, con otto successi e sei pareggi. Al quindicesimo appuntamento una sconfitta storica: la prima della storia romanista al Via del Mare. Alla fine, anche perché si trattava di una partita importante in ottica Champions, gli umori della comitiva giallorossa sono pessimi. La dirigenza non ci sta, Luis Enrique fatica a trovare spiegazioni, i giocatori sono nervosi. E il frutto di questo nervosismo si è palesato negli spogliatoi, con discussioni simili a quelle che seguirono il ko di Udine nel novembre dello scorso anno, quando dalle parole si passò ai fatti con la lite Osvaldo-Lamela. Oggi come allora due schieramenti: la vecchia guardia e gli elementi di maggior spicco ad accusare, i giovani sul banco degli imputati. La lamentela è sempre la stessa, con l’accusa di scarso impegno, di cattiveria agonistica pressoché nulla. Un problema, questo della divisione di vedute dello spogliatoio, che prima o poi andrà risolto. Tra i più risentiti di Lecce, Maarten Stekelenburg, molto deluso dall’esito di quella che per la Roma era una sorta di prova del nove. «Non era il risultato che ci aspettavamo» ha fatto sapere in serata, tramite internet, Erik Lamela (…)
era seduto all’aeroporto di Brindisi in attesa di imbarcarsi: il suo volto era segnato dall’impossibilità di una vera e propria spiegazione. Baldini era già sull’aereo, visibilmente irritato, privo dei suoi soiti modi gentili. La voce di un tifoso del Lecce, accompagnata dal gesto della mano, ci ha messo il carico: «Quattro, ne avete presi altri quattro, andate a casa…» .(…) E già oggi, quando a Trigoria il gruppo si ritroverà per provare a ricominciare un’altra volta, sarà dura per tutti. «Loro sono scesi in campo per fare la partita – aveva detto Di Michele parlando della Roma – solo che vanno in difficoltà quando incontrano una squadra che alza i ritmi». Un’analisi semplice quanto impietosa.