(M. Macedonio) – «Solo la maglia, tifiamo solo la maglia». Arriva diretto e inequivocabile, il messaggio della Curva, quando la squadra si affaccia sul campo per il riscaldamento mezz’ora prima della partita. Sembra davvero aver esaurito la pazienza, la Sud, dopo la gara di Lecce, e non manca di sottolinearlo con il più classico dei cori: “C’avete rotto il c….!” ripetono più volte, perché sia chiaro che la tifoseria non è più disposta a tollerare prestazioni come quella offerta al Via del Mare. Fischi per tutti, quindi, all’ingresso dal boccaporto accanto alla Monte Mario. Anche per il povero Leandro Greco, nel momento in cui lo speaker dello stadio ne annuncia la presenza nel settore dei Distinti Nord, quello riservato alle famiglie, com’è consuetudine per il giocatore non utilizzabile in gara ma disponibile per le foto con i tifosi. E sono ancora fischi quando il gruppo rientra negli spogliatoi. Perché i dieci minuti che separano dall’inizio servano per meditare sull’atteggiamento da avere in questa serata, di nuovo fredda a dispetto di una primavera iniziata solo sul calendario. La lettura della formazione non è accompagnata da un comportamento diverso: Matteo Vespasiani capisce al volo ed evita di chiamare i nomi chiedendo in risposta i cognomi. Meglio limitarsi ad elencare i giocatori, per ognuno dei quali la razione di fischi è comunque assicurata. Fa ovviamente eccezione il Capitano, l’unico al quale viene riservata un’ovazione. E subito giù di nuovo fischi, e una salva di “buuu”,quando sullo schermo compare il viso di Luis Enrique. Questo il clima in cui si apre Roma-Udinese. Si parte e, come previsto, il sostegno della curva è solo per la maglia. Segna Osvaldo e allora ci riprova, lo speaker, chiamando, com’è solito fare,«Daniel Pablo…». Ma la risposta non arriva. E anche le altre due chiamate restano strozzate nel microfono. «Forza magica Roma» canta la Sud, o anche «Forza Roma, facci un gol». Intanto, passano i minuti e la curva, pian piano, sembra quasi “sciogliersi”. Qualche bella azione della squadra è sottolineata dagli applausi. Timidi all’inizio, e poi un po’ più convinti. Il tempo di esultare per il gol di Simone Pepe contro la Lazio, e imprecare per qualche occasione buttata via, ed è di nuovo buio, con il gol di Fernandes. Si ammutolisce, quella stessa curva, forse pentendosi di aver troppo presto ridato anche solo un briciolo di fiducia alla squadra. Meglio aspettare la fine. Il secondo tempo si apre tra le scritte della Sud, in memoria di chi non c’è più, ma è comunque presente: “Uno striscione per ricordarti, una frase per onorarti” recita la prima. E poco sotto, “Coca Cola, il tuo grido vive ancora”. Riuscissero a sentirlo, i giocatori in campo, non cincischierebbero, come sembrano aver ripreso a fare. Eppure, l’incitamento non manca. Anche perché le notizie che arrivano dagli altri campi sarebbero tutte favorevoli alla Roma, se solo ci fosse un po’ di convinzione in più da parte della squadra. I gol dell’Atalanta e, ancor più, quello di Del Piero, sembrano un po’ alla volta svegliarla. Ci vuole lui, Francesco, per risolvere la partita. E Francesco risponde da par suo. Risponde anche la curva: «Un capitano, c’è solo un capitano!!! ». Va in gol anche Marquinho. E dopo Totti, anche con lui la curva torna a ripetere il suo nome tre volte. Sempre più forte. Il sogno si riapre. “Grazie Roma”