(D. Galli) – Non sono straccions, come dimostrano gli investimenti per il mercato e quelli per la imminente ricapitalizzazione. E hanno pure le idee decisamente chiare, questi americani. Ieri Mark Pannes, amministratore delegato che a Trigoria e dintorni descrivono come una specie di genio – dicono che abbia risolto grane nel momento più difficile della trattativa con Unicredit – ha postato su Twitter una foto stupenda. Si vede Pallotta che indica a Dan Meis, il guru dell’architettura che ha ricevuto l’incarico di disegnare lo stadio della Roma, un modello particolare. C’è chi sostiene che si tratti dello Stanley Park Stadium, la futura casa del Liverpool. «Stiamo lavorando al design del nuovo stadio», si limita a commentare Pannes. Oddio, si limita… Il post dell’ad, che intanto è di nuovo a Roma – a proposito, oggi è atteso il vicepresidente Tacopina con i figli, mentre domenica si rivedrà il presidente DiBenedetto – fa capire in realtà tante cose. Primo, che siamo in una fase pre-progettuale.
Secondo, che gli americani sono assolutamente determinati a rispettare i passi e i tempi che si sono fissati: per la consulenza sull’area migliore si sono affidati a un advisor, la Cushman & Wakefield, un colosso del real estate che entro giugno presenterà alla Roma pregi e difetti di ogni zona. Per inciso, Tor di Valle continua a essere data per strafavorita. Terzo, che Pannes ha evidentemente capito come funziona a Roma, dove se non ti fai vivo per settimane pensano che vendi fumo. E invece no, il messaggio è chiaro, dietro le quinte la cordata a stelle e strisce sta portando avanti un lavoro importantissimo per il futuro della Roma. Perché lo stadio di proprietà porterà ricavi, i ricavi porteranno campioni e i campioni porteranno vittorie. La Juve l’ha capito dieci anni fa e adesso sta cominciando a coglierne i frutti. Dieci anni è un’eternità, ma la Roma conta di metterci molto meno tempo. Ad aiutare i club sarà la legge sugli stadi, che ormai è in dirittura d’arrivo. Due giorni fa è stata raggiunta un’intesa bipartisan alla VII Commissione della Camera.
Dopo le amministrative, tra circa un mese, il testo sarà definitivamente approvato per poi passare al vaglio del Senato. La mediazione del Governo sarà decisiva per evitare che i senatori, tra Commissione e Aula, tocchino il testo, lo emendino in gergo giuridico, costringendo la Camera a riesaminarlo e a rivotarlo. Sono passaggi obbligati, ma ormai abbastanza scontati. La ragione? Quella di prima. Un accordo trasversale tra le forze politiche. Il vantaggio, per la Roma e per chiunque si vorrà fare uno stadio senza specularci sopra, è appunto in termini di tempo. Dovrebbe permettere di concentrare in un’unica conferenza di servizi tutti gli enti preposti a dare le autorizzazioni. A seguire tutte le fasi sarà per la Roma Claudio Fenucci. L’ad giallorosso, carica questa che ricopre assieme a Pannes, avrà modo di confrontarsi sul tema con le altre società quando tra il 15 e il 16 maggio sarà a Torino per il“The Stadium Business Summit 2012”. Si parlerà di business (appunto) eco-sostenibile e sarà possibile analizzare nuovi progetti da tutto il mondo. Chissà che tra questi non ci sia già anche quello della Roma.