(A. RIALTI) – Stevan Jovetic, cominciamo dall’inizio, dal suo primo giorno a Firenze.
«Pioveva. Arrivai con i miei genitori, entrai al Franchi da un ingresso secondario».
Che Jovetic era quello?
«Un ragazzo giovanissimo. Sapevo che avrei cominciato un’esperienza straordinaria, anche se onestamente me la immaginavo diversa. Soprattutto all’inizio».
E oggi che Jovetic abbiamo di fronte?
«Uno Jovetic con i capelli più corti, dopo dieci anni mi ero stufato. Avevo provato già due volte a tagliarli, ma alla fine non avevo mai trovato il coraggio».
Con Prandelli ha fatto panchina e tribuna. Ha mai pensato di aver sbagliato qualcosa?
«Non ho mai pensato di aver sbagliato io. Credevo, anzi, di essere pronto per il campionato italiano: al Partizan non solo ero titolare fisso, ma ero pure capitano. Ecco perché all’inizio mi sono arrabbiato. Ma a Prandelli devo molto».
Quest’anno ha battuto ogni record, tredici gol e tre assist. Eppure la classifica fa paura. Cosa è successo?
«Non me ne faccio una ragione. Abbiamo buttato via tanti punti, persi all’ultimo minuto per una distrazione, è vero, ma non meritiamo questa classifica. Siamo un gruppo importante, fatto anche di singoli capaci di fare la differenza. E lo dimostreremo».
Jovetic, lei ha paura di retrocedere?
«La paura non deve esistere. Se hai paura non vai da nessuna parte. Adesso non possiamo lasciarci distrarre da niente. Dobbiamo giocare e vincere».
Come è nato il ‘miracolo’ di San Siro?
«Non era facile scendere in campo dopo la sconfitta col Chievo. Prima dell’inizio della partita ho parlato con la squadra. Ho detto che dovevamo crederci, che potevamo batterli. Negli occhi dei miei compagni ho letto la stessa determinazione».
Perché il Franchi da fortino amico è diventato terra di conquista degli avversari?
«Non lo so, ma ci penseremo prima dell’Inter».
Basterà battere Novara e Cagliari in casa?
«Non sarà facile. Prima, però, vinciamo domani»
Il Lecce è la squadra che temete di più?
«Temiamo tutti. Ma questa salvezza noi ce la prenderemo».
Domani all’Olimpico festeggerà le cento gare in viola. Pronto per regalare ai Della Valle un altro successo?
«Sono orgoglioso, è un motivo in più per fare bene. Troveremo una Roma carica che dopo lo scivolone di una settimana fa vuole recuperare il terreno perduto. Però ci siamo anche noi».
La Fiorentina di Prandelli non riusciva a battere le grandi. Quella di Rossi invece ha già battuto Roma, Udinese e Milan. Perché?
«Con Prandelli giocavamo bene e perdevamo sempre. Battere una grande ti dà grande fiducia. Superata la prima, abbiamo continuato sulla stessa strada».
Lei è pronto anche per fare il capitano di questa squadra?
«Per me sarebbe motivo d’orgoglio, ma ne abbiamo già uno».
E’ pronto a diventare il simbolo della Fiorentina?
«Sogno di diventare come Totti».
Totti vuole restare in campo fino a quarant’anni. Lei?
«Magari anche uno in più. Giocherei a vita, ma quando non sarò più in grado di aiutare i compagni… mi sposterò».
Le piace il gioco di Luis Enrique?
«Sì, è un bel modo di interpretare il calcio».
Qual è il punto debole della Roma?
«Non lo dico, mi auguro che domani ne abbiano più di uno di punti deboli. Di sicuro ti concedono spazio e io cercherò di approfittarne».
Lamela è il nuovo Jovetic?
«E’ un giocatore molto forte. Tira sempre, è cattivo sottoporta e nell’uno contro uno. E’ un po’ egoista, ma un attaccante deve esserlo».
Osvaldo se ne andò perché si sentiva stretto dalla sua presenza?
«No, Osvaldo se n’è andato perché tra gli attaccanti c’era abbondanza. Voleva giocare di più. Ha fatto benissimo in Spagna e adesso a Roma è tornato più forte di prima».
Che effetto le fa sapere che il rilancio europeo passa attraverso di lei?
«E’ un bell’effetto, anche perché io l’Europa la voglio davvero. La voglio qui, a Firenze. E sentirsi ripetere dalla proprietà che siamo pronti per tornarci è stimolante».
Che caratteristiche deve avere la squadra per puntare all’Europa?
«Basta se dico che ci manca di tutto?».
Quante possibilità ci sono che lei la prossima stagione non sia un giocatore della Fiorentina?
«Pochissime».