Con in corso l’ennesimo scandalo italiano legato al calcio, Mario Stagliano, avvocato ed ex vice capo della Procura Indagini della FIGC, è intervenuto ai microfoni de “La città nel pallone” sulle frequenze 99.8 di RadioIes per fare il punto sulla situazione. Ecco le sue parole:
Le parole dell’avvocato della Lazio, non lasciano pensare ad una presa di distanze della società?
“Sarei portato ad escluderlo. E’ evidente che in questo momento non esistono prove certe, non esistono deferimenti o convocazioni davanti alla commissione disciplinare. Bisogna fare quadrato ed è necessario remare tutti dalla stessa parte. Poi è chiaro che quando scatteranno i deferimenti, e io sono convinto che scatteranno, perché gli altri della Procura di Cremona sono arrivati. Oggi nella procura federale è stato adottato un vecchio sistema, che è quello di dividerci in squadre. Una ascoltava un tesserato, l’altro ne ascoltava un altro e poi c’era la staffetta che in qualche modo andava a chiedere le conferme o le smentite rispetto a quello che aveva detto l’altro tesserato”.
Giudizio sulle dichiarazioni?
“Le dichiarazioni lasciano il tempo che trovano. Quale avvocato ammette che il suo cliente è colpevole? Non mi lascia convinto il fatto che credo che non sia stata apprezzata o compresa. E’ diverso il livello per arrivare ad una affermazione di responsabilità in sede penale e in sede sportiva. Non vige più il criterio dell’onere probatorio, deve essere la federale a dimostrare la responsabilità del tesserato e non con i canoni della giustizia ordinaria. Per molto meno, quelle che erano considerate delle ipotesi investigative, c’è stato chi, come in calciopoli, ha preso anni di squalifica”.
Giudizio sulla responsabilità oggettiva?
“Premesso che forse il Novara qualcosa centra, la responsabilità oggettiva è un capo saldo della giustizia sportiva che senza essa chiude e andremmo ad appendere il responso della giustizia ordinaria. Non si puo neanche porre in discussione la responsabilita oggettiva, che è l’unico sistema per il calcio di difendersi da chi lo offende nella sua esistenza. Truccare il risultato di una partita vuol dire prendere in giro tanta gente. La società cosa centra? Ha un dovere di controllo, perché con il criterio del “non sapevo”, poi andiamo a giustificare cose non giustificabili in alcun modo. Chi ne discute stranamente è nel 90% dei casi chi è sfiorato dalle indagini”.
La Lazio quanto rischia?
“La cella telefonica costituisce un riscontro, siccome parliamo di due partite vinte, io credo che il minimo che rischia sono 6 punti di penalizzazione”.
Quindi si va incontro a tempi lunghi?
“Per le notizie che ho io, oggi è finita la fase delle indagini da parte della Procura Federale, che ha lavorato sulle carte arrivate da quella di Cremona, mentre quella di Bari non ha mandato niente. Nei prossimi giorni provvederà a redigere l’atto di deferimento, che poi sarà notificato ai tesserati. Abete ha ragione ai tempi relativi a questa tranche di nomi ed entro fine maggio avremmo sicuramente una sentenza di primo grado”.
Idea su questo scandalo?
“Non è il primo, abbiamo assistito a tanti scandali. Il mondo del calcio, in particolare i presidenti di Serie A, non ha fatto nulla per arginare questo fenomeno. Ci si è preoccupati dei diritti televisivi da dividere, delle nomine a consigliere federale. La prima volta che che ci siamo occupati di cose di questo genere, in epoca recente, è stato con Atalanta-Pistoiese nel 2000, poi nel 2004, nel 2005, ora c’è questo che inizialmente sembrava marginale e via via ha riguardato sempre di più i giocatori. Le società non hanno fatto nulla e non intendono fare nulla, nessuna ha chiesto a Tommasi di mettere norme che puniscano questi comportamenti dei giocatori. Se andiamo a rileggere le prime frasi dello scandalo del 1980, è un giudizio morale terrificante che la commissione disciplinare ha ripreso in tutti gli scandali successivi. È vecchia di 30 anni e il calcio italiano in 30 anni non è cambiato poi molto “.
Problema relativo alla super procura di Palazzi?
“Bisognerebbe metterli in condizione di lavorare. Alcuni avranno dovuto sospendere, le proprie attività o chiedere le ferie, perché se devi lavorare tanto per la procura federale è chiaro che non puoi star via dalla tua attività. Stiamo parlando di vice capi che prendono poco e hanno interrogato per 10 ore Gervasoni, incassando 30 euro al giorno lorde. Fanno molto di più di quello che dovrebbero fare, non avendo armi”.
Fonte: La città nel pallone, RadioIes