(G. Piacentini) – È’ morto la notte scorsa all’ospedale di Lucca, portato via da un tumore che nell’ultimo periodo della sua vita lo aveva reso quasi cieco. I tifosi giallorossi con qualche capello bianco se lo ricordano per una sola stagione (1975-76) giocata con la maglia della Roma, in cui riuscì a conquistare il cuore della gente non solo per i suoi gol. Carlo Petrini nella Capitale è passato alla storia per un gesto bello quanto poco consueto tra i calciatori e cioè quello di aver chiesto scusa alla curva Sud dopo l’ennesimo gol sbagliato contro la Sampdoria. Era ancora la «Rometta», c’erano Rocca, Paolo Conti, Santarini, Cordova, Prati («Mi chiamarono per fare la sua spalla, alla fine erano gli altri a fare da spalla a me», amava ricordare Petrini) e De Sisti. «Mi ricordo—è il pensiero di Prati —che quando Liedholm mi chiese chi volevo come compagno di attacco io indicai lui».«Per me —le parole di Santarini —resta quello che ci fece vincere un Europeo juniores e che quando sbagliò tanti gol con la Samp chiese scusa e tutto si risolse con un applauso». Dopo il calcio, arrivarono i suoi libri e fecero rumore: da «Nel fango del dio pallone» a «Il giocatore suicidato» dedicato a Bergamini.