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IL ROMANISTA. «Io romanista straniero a casa»

Curva Sud

(Federico Gallo) – Vivo da molti anni a Milano. Raramente faccio il conto esatto di quanti anni sono passati, per evitare di prendere coscienza del fatto che sono ormai un emigrato e non più un emigrante. E tantomeno un turista, come diceva Troisi in un fim di tanto tempo fa per rinnegare la dura realtà del meridionale trapiantato al nord. Vivevo già a Milano nel 2000/2001, allora ero single e quindi potevo permettermi di fare la spola tra Milano e Roma tutti i weekend. In modo da essere all’Olimpico per le partite in casa e a Milano per quelle in trasferta.  Milano infatti è perfetta come epicentro del tifoso romanista in trasferta: oltre alle due partite di San Siro, le trasferte di Torino, Parma, Bergamo, Brescia (all’epoca in A), Bologna, Verona sono tutte raggiungibili in poco tempo. Dopo un decennio da abbonato di Curva Sud e un altro decennio da emigrante milanese, ho appena subìto una beffa clamorosa. La tessera del tifoso. Ma non la tessera del tifoso romanista che vuole andare in trasferta. No, no, quella del romanista emigrante che vuole tornare a casa. Vado con ordine. Il ponte del 1 novembre alle porte, con la scuola dei bambini chiusa per diversi giorni, rappresenta l’opportunità ideale per un lungo weekend romano. Roma-Milan sabato 29 ottobre nel pomeriggio è la ciliegina sulla torta. Qualche giorno con i miei, i bambini coccolati dai nonni e soprattutto la possibilità di vedere finalmente la nuova Roma dal vivo. E anche dal punto di vista della crescita calcistica di mio figlio Filippo è ovviamente un’opportunità da non perdere. Certo c’è un po’ di rischio,la partita sarà difficile, sarebbe più educativo portarlo a vedere una partita dall’esito favorevole scontato, ci resterà male quando vedrà Mexes in rossonero. Però l’occasione è certamente ghiotta. Poi lo shock. Essendo residente a Milano per me andare all’Olimpico ora è una trasferta. Non posso andarci senza tessera del tifoso… Ma chi io??? Ma stiamo scherzando??? Nato e cresciuto a Roma, ho vinto il mio primo scudetto (il secondo) il giorno della prima comunione e all’apice della mia carriera di tifoso ho vinto il secondo. Faccio sforzi sovraumani per far crescere i miei figli giallorossi a Milano e non mi fate entrare all’Olimpico??? E come se non bastasse, la tessera è necessaria anche per mio figlio Filippo. Ovvio, perché tutti sanno che un bambino di 5 anni è un soggetto pericoloso che va schedato. Dopo qualche ora di panico, mi rassegno alla dura realtà. Evito di dilungarmi troppo sulle assurdità necessarie per ottenere la tessera, cito solo il fatto che la tessera del tifoso romanista si può fare solo a Roma. Bell’idea, complimenti, sono obbligato a farla perché sono residente a Milano, però a Milano non la posso fare. Comunque, raccolgo fotocopie di documenti e codice fiscale, compilo moduli vari e preparo la busta da spedire a mio padre a Roma che si è gentilmente offerto di aiutarmi. Manca solo una cosa, le due foto-tessera… Allora domenica scorsa strappo mio figlio dai giochi del pomeriggio e gli dico che dobbiamo uscire. Mi segue scocciato. Un po’ scettico e soprattutto imbronciato per essersi dovuto staccare dai giochi e dalla televisione. Lo porto nella vicina stazione della metropolitana per fare le foto alla macchinetta e, con tono solenne, gli spiego a cosa servono. Capisce l’importanza storica del momento: stiamo per immortalare la sua romanità. E’ nato e cresciuto a Milano, ma il suo cuore è giallorosso. Questo gli ripeto da quando è nato. E questo ora dobbiamo fotografare. Al che la sua espressione inizia a cambiare. Scompare il broncio. Gli comincio a suggerire: dai sorridi, fai la faccia da tessera del tifoso, fai la faccia di quando segna la Roma, fai la faccia di quando vedi Totti. Filippo, fai la faccia da Romanista! Ecco il risultato.

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