(R. Maida) – «So cosa farò l’anno prossimo. Al cento per cento» . Questa frase sibillina di Luis Enrique ha rilanciato ogni tipo di supposizione sul futuro della Roma. La prima, più logica, porta a pensare all’addio.Perché un professionista che sa cosa fare e non lo dice, evita di esporsi a lavori in corso per non destabilizzare l’ambiente. (…) Quasi opposta: tenere tutti con il fiato sospeso, sperando che la squadra vinca le ultime tre partite e conquisti l’Europa League, e a fine stagione annunciare la voglia di rimanere per accompagnare il processo di crescita della società. Infischiandone di un malcontento che percepisce come parziale e non totale. In questo senso possono essere lette le sue ultime risposte in conferenza stampa sui giocatori: la settimana scorsa li aveva spronati a giocare con più orgoglio e personalità, chiarendo che le colpe di un disastro non possono interamente essere attribuite a chi sta in panchina; e ieri, di fronte alla domanda sul numero di rinforzi che servono per crescere di competitività, ha detto che non era il caso di affrontare l’argomento, lasciando capire che per avere una Roma di livello bisognerà investire parecchio sul mercato.
CORRIERE DELLO SPORT Roma, è pronto un doppio piano
NELLA SUA TESTA – La seconda ipotesi sarebbe suffragata da una verità: ai giocatori Luis Enrique non ha comunicato niente. Tutto procede come se nulla fosse. E l’impressione della squadra è che sia ancora a tutti gli effetti l’allenatore della Roma. E i dirigenti? La risposta più plausibile è che loro sappiano già benissimo cosa accadrà, perché Luis Enrique a Baldini racconta tutto, e che abbiano studiato insieme con l’allenatore ogni singolo messaggio da inviare ai tifosi in questo delicato finale di stagione. Anche i segnali informali che arrivano da Trigoria ( «E’ scosso, è stressato, non sa se può ancora tenere in pugno la situazione» ) potrebbero essere propedeutici all’annuncio di una felicità ritrovata e a un altro anno di calcio asturiano. (…)
ALTER EGO – Ma nello stesso tempo, escludendo che i dirigenti siano all’oscuro delle intenzioni dell’allenatore, bisogna considerare la prospettiva meno contorta. E cioè: Luis Enrique se ne va per stare lontano dal calcio per un po’ e l’ha già detto ai suoi superiori, che ne hanno preso atto senza provare a fargli cambiare idea ma chiedendogli di rinviare a fine campionato l’addio. Se la realtà è questa, Baldini ha già cominciato le consultazioni per il successore. E nella sua visione del calcio e della vita, l’erede di Luis Enrique deve essere quanto più simile possibile a Luis Enrique. Ecco perché Villas Boas sarebbe il favorito, tanto più che l’estate scorsa è stato cercato prima di Luis Enrique: ama il calcio offensivo, come ha dimostrato con i successi al Porto, è esperto di 4-3-3, è un ragazzo colto e appassionato. In più, rispetto a Luis Enrique, ha un curriculum ricco di esperienze (…) e un passato nel campionato italiano, all’Inter come vice di Mourinho.
ALTRE CARTE – Ma Villas Boas non è l’unico allenatore di cui si ragiona. Rimangono vive le strade italiane, da Allegri a Prandelli passando perMontella (Zeman è stato sincero: piace ai tifosi e non alla Roma), e restano suggestive le idee esotiche Klopp, Bielsa e Garcia. E Guardiola? E’ sullo sfondo, come un bel desiderio a cui non si è mai rinunciato del tutto. E che probabilmente non si può (oggi) realizzare.