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IL ROMANISTA Nato centrale, è un predestinato

van der Wiel

(D. Giannini) – Ben più di 100 presenze in campionato (122 per l’esattezza) e 11 gol da difensore con la maglia dell’Ajax. E anche 25 partite con la nazionale maggiore olandese. Il tutto a soli 24 anni. Sono solo alcuni dei numeri di Gregory Kurtley van der Wiel (anche se normalmente il secondo nome, Kurtley, si perde), di madre olandese e padre di Curaçao, un’isola nel sud del Mar dei Caraibi di fronte al Venezuela che faceva parte delle Antille Olandesi. Van der Wiel è unanimemente considerato uno dei maggiori talenti mondiali della difesa.

Un predestinato. Sarebbe complicato definire in maniera differente uno che il destino porta ad esordire con la prima squadra dell’Ajax a 19 anni appena compiuti, al posto di un monumento nazionale come Jaap Stam. Sì proprio lui, il colosso, l’uomo di pietra che il mondo si ricorda impassibile mentre gli veniva ricucito un sopracciglio a bordocampo in mondovisione. Ma come mai il giovane Gregory, oggi formidabile terzino destro capace di scavare un solco sulla fascia, prese il posto di un centrale? Facile, perché in origine il suo ruolo era proprio quello. Era uno che stava lì nel mezzo, aiutato dai suoi 183 centimetri di statura. Poi arrivò un certo Marco van Basten che rimase folgorato da van der Wiel e lo dirottò sulla destra trasformando un grande prospetto in una campione affermato. Tutto questo accadeva quando Gregory aveva già 20 anni, vale a dire 13 dopo la prima volta in cui aveva indossato una maglietta dell’Ajax. Nella Academy dei Lancieri di Amsterdam il piccolo van der Wiel era arrivato a 7 anni, scoperto da un talent scout mentre tirava i primi calci nel RKSV DCG di Amsterdam. A 14 anni la prima svolta nella sua carriera. L’Ajax infatti riscontrò in lui degli atteggiamenti sbagliati e decise che per maturare correttamente van der Wiel aveva bisogno di allontanarsi dall’Academy. E così fu. Gregory venne mandato all’Haarlem. Gregory racconta così quell’episodio: “Quando arrivai lì capii quanto fossi viziato. All’Ajax era tutto ben organizzato. All’inizio di ogni stagione ricevevamo un kit da gioco nuovo di zecca e venivamo presi e portati al club da un minivan. Arrivando all’Haarlem, venni catapultato in un mondo completamente differente. Le sistemazioni erano molto peggiori, giocavamo con divise vecchie di 5 anni e dovevamo trovare da soli la strada per arrivare agli allenamenti. Eppure l’atmosfera era migliore, molto migliore che all’Ajax. Il periodo all’Haarlem è stato fondamentale per il mio sviluppo sociale. Per me fu un vero e proprio campanello d’allarme”.

Insomma, van der Wiel cambiò. Da ragazzino viziato divenne, se non un uomo, almeno un adolescente con la testa sulle spalle. E l’Ajax decide di farlo tornare a casa. Nel 2005 le porte dell’Academy si riaprono e lui comincia a farsi notare in tutte le categorie giovanili. Fino a che nel marzo del 2007 arriva l’esordio con i grandi con l’ingresso già raccontato al posto di Stam. In quella stagione gioca altre tre partite. L’anno successivo arriva il suo primo trofeo con la conquista della Coppa d’Olanda contro il Psv Eindhoven. Nel 2008- 2009 sulla panchina dell’Ajax si siede Marco van Basten che gli cambia posizione e da terzino destro gioca 32 partite di campionato e 43 complessive calcolando le altre competizioni. E’ un anno d’oro per lui che a febbraio del 2009 trova anche l’esordio in nazionale contro la Tunisia, meno di un mese dopo segna il primo gol in campionato e a fine stagione viene premiato come migliore talento dell’anno. Un carriera in continua ascesa quella di van der Wiel, con un solo scivolone a livello d’immagine nel novembre del 2009 a causa di una polemica per una foto su Twitter. I fatti: Gregory era stato convocato per una trasferta in Australia con la nazionale ma aveva dato forfait per un infortunio subito in campionato. Mentre gli orange erano dall’altro capo del mondo lui decise di andare ad assistere ad un concerto del rapper americano Lil’ Wayne e subito dopo pubblicò su Twitter una sua foto col cantante. Su di lui piovvero critiche di molte personalità del calcio olandese, comprese quelle del ct Bert van Marwijk, che ci andò giù duro ma che poi lo perdonò spiegando che quell’incidente non avrebbe avuto conseguenze sul suo posto in squadra. E infatti nel 2010 van der Wiel è uno dei protagonisti della splendida cavalcata olandese ai mondiali in Sudafrica dove salta praticamente solo la semifinale. Anche grazie alle prestazioni nella Coppa del Mondo nell’estate nel 2010 in tanti provano a strapparlo all’Ajax, su tutti il Bayern Monaco. Ma i Lancieri resistono alle lusinghe e lo trattengono ad Amsterdam. Mossa azzeccata, visto che con lui arrivano due successi di fila nella Eredivisie, nello scorso campionato e in quello appena assegnato. Nel quale ha però potuto incidere meno del solito a causa di un infortunio all’inguine che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per 4 mesi. Ora però è rientrato ed è pronto ad andare a caccia dell’Europeo con l’Olanda. Un ultimo grande successo prima di salutare il suo paese e per spiccare il volo

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