(F. Balzani) – «Ringrazio tutti, ma non posso più restare. Ho cercato di trasmettere le mie idee e non ci sono riuscito. Ora però non fermatevi, diventerete grandi». L’addio – struggente – di Luis Enrique alla Roma ora è reale. Lo è diventato alle 15,30 a Trigoria. L’allenamento (il penultimo della stagione) è appena terminato, la squadra è seduta intorno al suo allenatore, lo staff tecnico, al gran completo e in piedi, già conosce il succo del discorso di Lucho, così come Sabatini e Baldini che assistono silenziosi su quella terrazza dalla quale avevano osservato tante volte il lavoro dell’asturiano. Loro sono stati i primi a conoscere i propositi di addio del tecnico (era il 25 aprile, post Roma-Fiorentina). «So che credete in me, so che questa società crede in me ma non sono riuscito a dare il 100% e andare in vacanza con questo peso per me non è possibile. Ho passato 10 mesi bellissimi in una città fantastica. Mi scuso con i giocatori che ho impiegato poco, ma io sono chiamato a fare delle scelte. Questa è una sconfitta personale, ma non me la prendo con nessuno. Ora non mollate e credete ciecamente nelle idee di questa società. Speriamo di rivederci quando saremo grandi entrambi ». Un discorso strappalacrime (ripreso col telefonino dal mental coach Llorente), pronunciato a voce bassa perché stavolta alzare la voce non serviva.
I giocatori sono rimasti in religioso silenzio, qualcuno (Osvaldo e Angel su tutti) aveva gli occhi lucidi. Poi gli abbracci tra lo staff spagnolo (in particolar modo il vice Moreno) e quello italiano che resterà a Trigoria. Luis Enrique se ne va al termine di una stagione fallimentare e domenica a Cesena dirigerà per l’ultima volta la Roma, rinunciando a un altro anno di contratto e a parecchi soldi (1,6 milioni). Il suo futuro per ora resta un mistero (probabile un anno di stop), quel che è certo è che già lunedì Lucho si trasferirà di nuovo a Barcellona, poi partirà per le vacanze. Lo stress di una piazza come Roma, abbinato alla mancanza di risultati e alla richiesta della moglie di tornare in Spagna, è alla base del suo addio dopo soli 10 mesi. Il primo tecnico della gestione americana se ne va portandosi dietro le scuse di Baldini che fino all’ultimo ha provato a convincerlo a restare. «La colpa è solo di noi dirigenti», hanno dichiarato a più riprese il direttore generale e quello sportivo della Roma. Dichiarazioni che non sono bastate a trattenere Lucho così come non è bastato uno striscione che ieri campeggiava all’ingresso di Trigoria: «Luis tieni duro, è qui il tuo futuro». Non più.