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IL MESSAGGERO “Ora servono i campioni”

Walter Sabatini

(S. Carina) – Delusione o liberazione? Quello che è certo è che l’addio di Luis Enrique non solo non riesce a mettere pace nella tifoseria romanista ma, se possibile, acuisce ancor di più le divergenze. All’interno del variegato mondo delle radio locali e della rete, le opinioni si alternano. A partire da chi la prende con filosofia: «A Roma morto un papa se ne fa un altro, figuriamoci se ci possiamo disperare per un allenatore che ci ha fatto fare gli stessi punti del Parma». Altri che non riescono ad accettare la scelta del tecnico e l’addossano, come spesso capita in questi casi, ai media: «Paga l’ambiente che purtroppo rimarrà sempre ancorato al grande raccordo anulare. Ora aspettiamo il ritorno di Montella così tutti i giornalisti saranno contenti. Ce l’hanno fatta a mandarlo via. È una grandissima occasione persa». Altri ancora che manifestano tutta loro delusione nei confronti dell’allenatore per una scelta, quella di tornare in Spagna, che somiglia molto ad una resa: «L’ho sempre sostenuto a discapito dei risultati ma la decisione di andarsene non l’ho proprio capita. Ma come, hai sia la squadra che la dirigenza dalla tua parte e tu che fai? Abbandoni? Ma non sei l’hombre vertical? L’asturiano che è pronto a combattere, che non molla mai?».

Alla fine prevale comunque il partito di coloro che non aspettavano altro che il tecnico rassegnasse le dimissioni: «Onore al professionista che non ha mai lesinato impegno ma fare l’allenatore della Roma è un’altra cosa – sentenzia un ragazzo – Non capisco chi lo difende affermando che è una brava persona. Ok, anche io lo sono, chiedete a mia moglie se non ci credete. Nella vita, però, faccio il tassista non l’allenatore. Nella nostra storia sarà ricordato come quello che ha racimolato più sconfitte di Carlos Bianchi». Non mancano giudizi che chiamano in causa anche la società: «Luis Enrique ha sbagliato molto ma si prende delle colpe non solo sue. Ora la dirigenza anziché filosofeggiare deve comprare 3-4 campioni. Ma campioni veri, quelli con la C maiuscola. Quando potremo permetterci uno come Falcao dell’Atletico Madrid?». Domanda che cade nel vuoto e lascia presto spazio a nuove considerazioni su Luis Enrique e il suo staff: «A me quello che rimarrà impresso del mental coach Llorente – afferma divertito un tifoso – sarà la bellissima maglietta dei Ramones che sfoggiava un paio di settimane fa in conferenza stampa». Stilettate sibilline anche al giovanissimo tattico Moreno: «Ma ora che ha finito lo stage da noi cosa fa? Torna a Barcellona e finisce l’università?». Chi sembra prossimo a tornare a Roma è invece Montella. Ma la storia insegna: da Romolo e Remo fino ad arrivare ai nostri giorni, questa città sembra esser fatta per dividersi, soprattutto quando si parla di calcio. E allora c’è chi si dice entusiasta – «In Vincenzino vedo l’Allegri del primo anno al Milan. Dai che con 3-4 acquisti vinciamo lo scudetto il prossimo anno» – e altri che non si capacitano del possibile ritorno dell’Aeroplanino: «Perché bisogna sempre tornare indietro? I ritorni a Roma sono stati sempre nefasti, anche con Liedholm. Perché non provare a prendere uno che non abbiamo mai visto?».

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