(B. DEVECCHI) – Se per la trasferta non ci fosse stato bisogno dell’As Roma Club Privilege, la tessera del tifoso “made in Trigoria”, sarebbero stati molti di più.
Invece Luis Enrique dovrà accontentarsi di essere salutato a Cesena da “appena” trecento romanisti. Si fa per dire, appena. Perché trecento tifosi all’ultima di un campionato avaro di gioie, per una partita che si gioca a tre ore di auto da Roma, è davvero l’ennesima dimostrazione, un simbolo tangibile, dell’amore sconfinato della gente giallorossa verso la Roma. In trecento. Tifoso più, tifoso meno. Buona parte del merito di una presenza comunque folta, considerando appunto i risultati stagionali della squadra, lo si deve ai Roma club. Quello di Forlì e Romagna giallorossa, per esempio, che oltre a essere oggi sugli spalti del Manuzzi hanno anche organizzato un happening di due giorni con ex calciatori della Roma come Paolo Conti, Giovanni Piacentini, Sergio Santarini, Alessio Scarchilli (ora commentatore di Roma Channel) e due che sono stati ex non solo della Roma, ma pure del Cesena: Ruggiero Rizzitelli e il “Condor” Massimo Agostini. Ad assicurare il sostegno alla squadra provvederanno quindi l’Utr e l’Airc, i centri di coordinamento del tifo romanista. Assenti, stragiustificati, i ragazzi della Curva Sud. Stragiustificati perché l’assenza dipende da cause di forza maggiore. Trasferta off limits, come quasi tutte quelle di questa stagione.
La regola non ammette eccezioni. Solo a Siena è stato diverso. L’Osservatorio sulle manifestazioni sportive aveva introdotto da poco la novità del tesserato che poteva portare in trasferta un amico non tesserato. La Roma aveva quindi richiesto espressamente al club toscano di esercitare quella che il Viminale aveva presentato, più che come un obbligo, come una facoltà. Se volete, aveva detto il Ministero alle società, d’ora in poi potete permettere di comprare i biglietti dei settori ospiti anche ai non tesserati. A patto che il rapporto fosse uno a uno: per ogni tagliando acquistato da un non tesserato, doveva essercene uno preso da un tesserato. L’Osservatorio non aveva fatto i conti con il menefreghismo della Serie A, che ha completamente disatteso la direttiva. L’unica realtà che invece si è sempre adeguata, tranne che per gli impegni casalinghi con il Napoli e il Catania (e solo per ragioni di sicurezza), è stata la Roma. Al Viminale hanno apprezzato lo sforzo. Una volta terminato di lavorare sulla finale di Coppa Italia tra Napoli e Juve, che potrebbe creare qualche serio problema di ordine pubblico, l’Osservatorio cercherà di capire perché i club hanno ignorato delle istruzioni che pure apparivano chiare. L’unico alunno modello sarà la Roma. Come sempre, da un anno a questa parte.