(P. A. Coletti) – «Si sta parlando di niente e del nulla, e io al niente e al nulla non rispondo». Così, Antonio Conte nel corso della conferenza stampa di presentazione della finale di Coppa Italia tra la sua Juve e il Napoli, ha liquidato le domande incalzanti sul suo presunto coinvolgimento nello scandalo scommesse. «Ho letto gli articoli sui giornali e non devo rispondere, perché mancherei di rispetto a chi sta facendo le indagini – ha detto ieri Conte -. Se e quando sarò chiamato, avrò il piacere di parlare e rispondere».
L’allenatore juventino due giorni fa è entrato al centro dello scandalo, tirato in ballo dalle dichiarazioni di Filippo Carobbio, giocatore allenato proprio da Conte ai tempi del Siena. Carobbio in procura ha accusato Conte di non aver denunciato due presunte combine riguardanti le partite Novara-Siena del 30 aprile 2011 e Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011. «Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio» raccontava Carobbio agli 007 federali. Il centrocampista ieri in un’intervista a La Repubblica ha ammesso i suoi errori e ha confessato l’amarezza per il comportamento dei suoi colleghi.
«Mi sono assunto le mie responsabilità – dice l’ex del Siena – Sono colpito di essere l’unico ad aver detto le cose come stavano. Mi aspettavo che dopo tutto quello che è venuto fuori anche gli altri avrebbero deciso di rompere il muro dell’omertà. E invece non lo hanno fatto. Troppi interessi nel calcio, e quindi tutti tutelano gli interessi e la verità va a quel paese. Eppure se solo qualcuno mi avesse seguito sarebbe una rivoluzione».
Due calciatori a cui Carobbio fa riferimento sono i laziali Mauri e Brocchi.Nella giornata di ieri sono state pubblicate le trascrizioni dell’interrogatorio dei due del 13 aprile scorso in Procura federale. I due laziali erano stati tirati in ballo da Zamperini, scommettitore amico di Mauri, e da Gervasoni, il grande testimone del processo di Cremona. Mauri ha confermato di essere a conoscenza del fatto che «Zamperini aveva la passione del gioco tanto che spesso lo vedevo con fogliettini vari». Il centrocampista ex Udinese ha affermato che «per quanto riguarda i cosiddetti zingari, preciso di aver visto le loro foto pubblicate nei diversi giornali e siti internet e posso dire di non ricordare di averli mai incontrati e tantomeno conosciuti».
In Procura però Gervasoni ha detto di aver visto una foto sul cellulare di Ilievski, un esponente del gruppo degli zingari, dove si vede Mauri in compagnia dello stesso Ilievski. «Non ricordo di aver fatto la suddetta foto» il chiarimento di Mauri. In riferimento a Lazio-Lecce, una delle partite sospette, Mauri ha dichiarato: «Ritengo che sia stata una gara assolutamente regolare sotto ogni punto di vista».
Allo stesso tempo però ha ammesso che «durante il nostro ritiro a Lecce non ho incontrato nessuno estraneo alla società, se non Zamperini, il quale venne a trovarmi in hotel la domenica pomeriggio prima della gara per prendere due o tre biglietti». Tutto questo è confermato anche dalle parole dette da Brocchi in Procura: «La mattina della partita e sino a quando siamo andati allo Stadio non ho mai visto Zamperini, anche se so che in quella occasione era presente a Lecce perché Mauri mi disse che gli avrebbe lasciato i biglietti». Rimangono tante, troppe ombre. Alla fine di tutto rischia di aver ragione Carobbio: «La verità va a quel paese».