(A.Pugliese) – «Perché Coco? Mi ha chiamato così mio fratello grande, Brian, quando ero “chiquito” e non avevo ancora neanche il nome. E mi è rimasto per sempre».
Coco è il nomignolo affettuoso con cui lo chiama la famiglia, gli amici più stretti, quelli che gli vogliono bene. Coco è Erik Lamela, la stellina argentina della Roma, il giocatore «destinato a far innamorare la gente», con copyright del d.s. giallorosso Walter Sabatini. Per riuscirci, domenica gli sono bastati 7 minuti, quelli necessari per marchiare a fuoco il suo debutto in Italia. Scatto, sguardo in mezzo all’area e magia a girare sul palo lontano. Di sinistro, ovviamente, il suo piede d’oro, buono per bagnare l’esordio con gol. In giallorosso, erano stati capaci solo Pruzzo, Manfredini e Prati. Erik, felice per il debutto? «Assolutamente sì, per la partita e per la vittoria».
Si aspettava di giocare contro il Palermo? «Ero andato in panchina con la Lazio, le sensazioni erano buone.Nongiocavo una partita vera da quasi tre mesi. L’importante è che mi sto allenando bene da un po’, la caviglia è okay». Già, la caviglia infortunata al Mondiale e le tante polemiche.
Ma Lamela quel Mondiale doveva giocarlo? «Sinceramente, forse non avrei dovuto giocare. Ma un Mondiale è un Mondiale, è difficile dire di no. Soprattutto per me, che sento tanto la maglia dell’Argentina».
A chi dedica il gol con il Palermo? «E’ per Amelia, mia nonna (Erik la ricorda con un tatuaggio sul polso, ndr). Ci ha lasciato un anno fa. E’ per lei, tutto il resto per la mia famiglia».
Ha fatto un gol alla Pastore, ex rosanero e pallino di Sabatini. Si rivede un po’ in lui? «Questo lo deve dire la gente, i tifosi, i giornalisti. A me interessa giocare».
Si dice che gli allenamenti di Luis Enrique siano rivoluzionari. E’ così? «Non conosco altri tecnici italiani o europei. Posso dire che rispetto a quelli che facevo io in Argentina, sono sicuramente nuovi. Rivoluzionari? Si può dire anche così».
Che tipo di allenatore è il tecnico spagnolo? «Mi piace, è un tecnico che ha personalità, con le idee chiare. E sa spiegarti tutto quello che vuole».
Le piace Roma? «Bellissima, comoda da vivere, il Colosseo e il Vaticano sono bellezze universali. Differenze con Buenos Aires? Poche, se non che Buenos Aires è più grande. Ma nello stile di vita, come città, sono molto simili».
Punti di riferimento nella Capitale? «Gli argentini della Roma e Bojan. E poi la famiglia e altri amici, gente che gioca e allena alla Canottieri lazio, una squadra romana di futsal (serie A2, ndr). A calcio a 5 ci ho giocato anche io da piccolo, è uno sport che mi piace molto».
Con il Palermo ha giocato da trequartista, ma ha detto di poter fare anche l’interno di centrocampo, l’attaccante esterno o giocare vicino al regista. Ma in quale ruolo Lamela è più felice? «Sicuramente da trequartista, che è sempre stata la mia posizione anche al River Plate, in Argentina. Ma lì alla Roma c’è Totti e per me non è un problema. Io posso giocare anche altrove, dove me lo chiede Luis Enrique».
C’è chi dice che proprio lei potrebbe essere il futuro Totti. «Non scherziamo. Totti qui è Totti, un’altra cosa».
Moggi ha detto che lei è un giocatore da circo, Sabatini che farà innamorare Roma. Dov’è la verità? «Non mi piace commentare quello che dicono gli altri. L’importante è quello che fai in campo, è lì che devi dimostrare. Le parole, alla fine, non contano».
Sente però di poter essere il futuro della Roma? «Non ci penso. Ora voglio solo giocare, poi lo dirà la gente cosa potrò essere».
Tra i tuoi compagni, il giocatore che l’ha impressionato di più? «Totti è un campione a livello internazionale. E poi sono fortissimi anche De Rossi e Pizarro, in Argentina sono famosi. Tra quelli che non conoscevo, mi ha sorpreso molto Pjanic».
La gente non aspettava altro che vederla giocare. «Ai tifosi posso promettere che per questa maglia darò sempre e solo il meglio di me stesso».
Secondo lei, la Roma può vincere già da quest’anno. «Sicuro, perché no? E’ una delle migliori squadre del campionato, abbiamo le possibilità per farlo subito. E’ chiaro, Juve, Inter e Milan partono favorite per la vittoria finale. Ma noi cresciamo bene».
La gioia e il dolore più grande della sua carriera. «La gioia un gol che segnai al Quilmes fuori casa. Il dolore è facile, la retrocessione del River».
Il sogno di Lamela qual è? «Vincere lo scudetto “y ser campeon” con la Roma. Claro».