(G. Febbo) – (…) La domanda è sempre la stessa, diretta, inflazionata: va alla Roma? Le risposte fanno, invece, un giro più largo. Sono asciutte, poco articolate, volutamente fuorvianti, ma significative. Magari si diverte a giocare su più tavoli, “tutto l’anno si parla di mercato e io sono stato sulle panchine di mezza Italia, però tutto quello che si dice non si avvera e nessuno se ne ricorda più. Oggi ogni società ha dieci allenatori, poi ce ne sarà uno solo” . Forse cerca il bluff, “il futuro è mio e lo decido io. A Pescara mi sono trovato benissimo, è stata la mia migliore stagione anche fuori del campo. Poi, se qualcuno si vuole fare del male…”. Qualcuno chi? “Mi riferivo a me stesso” . Degno della migliore Sibilla. Probabilmente si tradisce quando gli si chiede chi sarebbe il suo miglior successore sulla panchina del Pescara. Non tanto per la risposta, “mica c’è qualcuno che vuole farmi fuori?” , quanto per la pausa che la precede.
RICHIAMO – Al netto delle interpretazioni, l’attrazione giallorossa sarebbe di quelle irresistibili. Il Pescara non vorrebbe rassegnarsi a perderlo, ma in queste ore sta inevitabilmente elaborando l’idea. Sa che di fronte a certi corteggiamenti non esiste abilità persuasiva. Lui aveva avvisato i dirigenti, li aveva indottrinati a dovere. Lo stesso presidente del sodalizio adriatico, Daniele Sebastiani, pur manifestando un certo ottimismo, ha ammesso: “La Roma è l’unica squadra che potrebbe farlo vacillare”. Adesso anche le sue certezze (di trattenerlo) cominciano a incrinarsi. Se la tentazione è troppo forte diventa inutile, se non controproducente, cercare di resisterle. (…)