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IL ROMANISTA Con Zeman contro i trucchi

Zdenek Zeman

(V. Emiliani) –Tutto il nostro sport ha bisogno di moralità, come ne ha bisogno la società di cui è espressione. Quando un Parlamento non riesce, per l’ostruzionismo del centrodestra, a varare norme più stringenti contro una corruzione politico-amministrativa che la Corte dei conti quantifica come dilagante, si può pretendere che lo sport sia immune da fenomeni di corruzione? Eppure il ciclismo, dopo anni di tribolazioni, si è dimostrato “pulito” all’ultimo Giro d’Italia, non avvincente perché grandi campioni non se ne vedono in giro, e però mi sembra decisamente non sospetto. Ognuno ha dato onestamente quanto poteva. Grazie ai controlli, ormai collaudati nel ciclismo, sangueurine voluti anni fa dagli stessi atleti. Nel calcio non si parla più di doping dopo le desolanti vicende torinesi riprodotte pari pari nelle riprese di Rai3 (“Un giorno in pretura”) del processo istruito dal solito rigoroso Raffaele Guariniello. In quell’occasione il solo a parlar chiaro e a dichiarare la vastissima farmacopea di cui fruiva la Juve fu Ciro Ferrara, Vialli balbettava e Montero se la cavò perché uruguagio, avendo fatto in pratica scena muta. Doping chiama Zeman, il solo allenatore cioè a denunciare apertamente, instancabilmente, trucchi, pasticci e impasticcamenti.Anche per questo – al di là di ragioni tecniche, di per sé validissime – credo che la scelta dell’AS Roma assuma un valore esemplare. A questo profondo bisogno di moralità, di professionalità, di lealtà, a questo fondamentale bisogno di uno sport che sia gesto tecnico ed atletico, valore culturale quindi, specie quando c’è da elaborare un gioco di squadra Zdenek Zeman rappresenta la risposta più alta e più giusta.Sappiamo che con lui giocherà chi se lo merita, chi corrisponde alla tattica (non ideologica, non schematica) dell’allenatore, al suo modo di interpretare il calcio come gioco e quindi gioco di attacco. Credo che dovremo sostenerlo con forza e convinzione nella sua ferma moralità di guida, nella sua collaudata politica di valorizzazione dei giovani talenti. Come dovremo difenderlo – il più tardi possibile, spero – dalle critiche ingiuste o infondate. Con lui sappiamo che si apre un capitolo nuovo. Serio e divertente insieme. Di allenatori col dono dell’ironia non ce ne sono stati molti. Ne voglio ricordare due che ho conosciuto bene: uno romano e l’altro romano di adozione. Fulvio Bernardini e Nils Liedholm. E ho detto poco.

 

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