Il tecnico boemo torna a guidare i giallorossi: ”Questa è una città che sento mia. Sono felice, spero lo sia anche la gente a fine stagione. Non cerco rivincite. Totti? Lo gestirò come tutta la squadra. De Rossi? Per me è un centrocampista”. Baldini: ”E’ qui perché se lo merita”
(M. Pinci) – In cinquecento per dargli il bentornato. Lui prova a non tradire emozione, neanche quando qualcuno gli mette una sciarpa giallorossa al collo, durante il bagno di folla organizzato sul campo della primavera, davanti a quei gradoni che – nella capitale e non solo – lo hanno reso celebre. “4-3-3, maestro godiamo con te”: i supporters rispolverano slogan e striscioni messi in cantina 13 anni fa, estate del ’99, quella del brusco addio. Oggi, il giorno del ritorno ufficiale, per (ri)presentarsi a Roma e alla Roma.
“È qui perché se lo merita”. Non ha dubbi Franco Baldini che, introducendolo, prova anche a sgombrare i dubbi di una scelta arrivata dopo tanti colloqui con altri tecnici: “Non è la terza scelta, è una scelta”. Una scelta di cuore, per Zeman. Che giura: “A qualche mio amico lo avevo detto che sarei tornato”. Con un obiettivo: “Vorrei che la mia squadra riuscisse a divertire la gente e dare delle emozioni. Poi le emozioni possono essere di due tipi, però…”. Non solo emozioni, però: “Non ho mai visto uno che non lavora per vincere. Bisogna crederci e fare meglio degli altri”. Magari spinto da un rinnovato spirito di rivalsa. O no? “Non cerco rivincite – giura – sono scomparso dal calcio che si scrive sui giornali, ma il calcio l’ho fatto. Il mio pensiero non è la categoria, ma stare sul campo e insegnare qualcosa”. Ma di fronte ai tanti che provano a parlare di cambiamento, il boemo si schernisce: “Mi conviene dire che sono cambiato, molti miei avversari mi criticano per quello. Se dico che sono cambiato siamo apposto tutti. Poi però parlerà il campo”. Eppure, quando gli si chiede di tutte le volte in cui sarebbe potuto tornare, il tecnico ripensa proprio a quegli avversari. “In qualche intercettazione del 2006 c’è scritto che ero molto vicino a tornare ma non si poteva”. Intercettazioni di calcioopoli, ovviamente, e di un calcio in mano a tanti suoi nemici. “Ma non penso di essere stato penalizzato, perché nonostante tutto ho lavorato a Lecce, Avellino o Foggia e mi sono divertito anche lì. Dico solo peccato, perché avrei potuto fare qualcosa di più”.
Inevitabile, poi, che l’obiettivo si sposti sul nome di Francesco Totti. Non certo uno qualunque per Zeman, che però prova a nascondersi: “Come lo gestirò? Totti è tesserato come calciatore e lo gestirò come tutto il resto della squadra”. Difficile dire se quello sguardo acuto dica il vero oppure no. Certamente non ha qualche dubbio in più quando gli si chiede della posizione in campo di De Rossi: “Non è un regista, perché il regista deve avere altre qualità. È un mediano centrale. Lui e Verratti? Difensore? No, per me è un centrocampista, Poi quando ci sono necessità e spero non ci saranno si valuta”. E da valutare sarà anche la sua posizione sugli arbitri. Perché, e Baldini lo conferma, “La società manterrà l’intendimento di non parlare dell’operato dei direttori di gara”. Più complicato convincere Zeman: “Penso sia sbagliato non parlarne – dice tradendo un ghigno sottile – ma se la società dice che non si deve parlarne non ne parlerò. Ma non succede nulla se si dice che uno ha sbagliato qualcosa, come se si dice che è stato bravo”.
E bravo dovrà essere anche il ds Sabatini a regalargli la Roma che vuole. Ma senza fretta: “Verratti? Non rispondo, il mercato inizia il 1 luglio, ora stiamo cercando di capire quello che c’è e quello che non c’è”. Eppure, le idee sembrano già chiare: “Ancora non so come sarà la squadra, stiamo lavorando. Poi dipende se i giocatori renderanno per quello che si pensa. Ma oggi non voglio fare nomi o cognomi, dobbiamo valutare, spero che riusciremo a trovare giocatori che fanno al caso nostro e che in campo facciano vedere di avere qualità. Dobbiamo creare una rosa di giocatori che servono al progetto”. Ma le idee sono chiare, su ciò che vorrà vedere, anche se a tendere la mano ai detrattori di sempre proprio non ci pensa: “Non sono io che devo tendere la mano, spero la squadra riuscirà a divertire le gente. È normale che nel calcio a uno piaccia una cosa e un altro un’altra. Uno spera di riuscire a far vedere qualcosa e riuscire a convincere gli scettici che stiamo facendo qualcosa di buono”.
Fonte: Repubblica.it