(V. Meta) – Ladri di sogni. Finisce a un passo dalla finale l’avventura della Primavera, che perde il derby fra qualche rimpianto e più di una recriminazione per un calcio di rigore visto da tutti tranne che dall’arbitro.
Alla squadra di De Rossi non è bastato il ritorno di capitan Viviani (che chiude l’avventura in Primavera regalandosi l’ennesimo gol su punizione), e nemmeno la prestazione generosa di tutta la squadra che ci ha comunque provato fino all’ultimo dei sei minuti di recupero. Sfuma la terza finale di una stagione comunque da applausi. Il tecnico recupera Viviani in mezzo al campo ed è l’unica variazione rispetto all’undici che ha battuto il Varese. (…) Dopo un quarto d’ora in cui gli unici segni di vita arrivano dalle tribune con lo scambio di cori fra le tifoserie, la Roma si sveglia di colpo e mette in fila tre occasioni in altrettanti minuti: prima Tallo serve di tacco Verre che dal limite costringe Berardi alla parata sulla linea, poi Piscitella va via sulla sinistra, salta Ilari e mette in mezzo per Ciciretti ma il suo destro è debole, quindi lo stesso Piscitella prova la conclusione di prima intenzione su ottimo invito di Politano, senza però riuscire a imprimere al tiro la giusta forza. In campo c’è una squadra sola, almeno fino al 27’, quando Zampa raccoglie una respinta da fuori area e si inventa un destro terrificante che sibila all’incrocio alla sinistra di un incolpevole Pigliacelli. Pronta la risposta di Ciciretti, colpo di testa su cross del solito Piscitella, palla fuori di poco, poi la Roma passa cinque minuti di confusione in cui capita che Politano si trovi a fare (e bene) la diagonale difensiva su Barreto e Ciciretti salvi a un passo dalla linea anticipando Emmanuel. A mettere ordine ci pensano i più esperti: minuto 35, gran palleggio di Piscitella che manda fuori giri Ilari, palla in mezzo per la sponda di Ciciretti, al limite c’è Nego che ci prova con il destro, ma non trova la porta. La trova – e non è mai per caso – Federico Viviani, che in pieno recupero va a battere un calcio di punizione (solo per l’arbitro, perché per lui da quella posizione è un rigore) e con il destro la mette nel sette, a dispetto del volo notturno dall’Irlanda e della notte quasi insonne. Lo stesso capitano ci riprova a inizio ripresa, stop e destro dal limite, palla alta. Stessa sorte che capita ai tentativi di Onazi e poi di Piscitella, il cui sinistro da posizione molto defilata sfiora la traversa.
Nel frattempo dalle colline intorno al Barbetti si affaccia una luna arancione che sembra dire con chi è schierato il cielo, mentre in campo la tensione cresce con il passare dei minuti e ogni azione diventa una battaglia. Politano si sdoppia andando a fare il terzino oltre all’ala per permettere a Sabelli di affondare, Piscitella sulla sinistra fa quello che vuole ma non riesce a trovare la porta e allora la Lazio sfrutta l’unico errore della difesa romanista per piazzare il 2-1 con Emmanuel, che approfitta di un passaggio a vuoto di Sabelli per scaricare in rete un destro violento. De Rossi prova a cambiare qualcosa inserendo Nico Lopez e i risultati si vedono: al 26’ l’uruguagio cambia gioco per Piscitella, in mezzo per Verre che non trova la girata, poi l’arbitro non vede un rigore piuttosto evidente (mani di Barreto), prima che finisca fuori di un soffio un gran sinistro di Nico Lopez. Sul ribaltamento di fronte Emmanuel ignora Rozzi – liberissimo – e preferisce calciare a lato da buona posizione. Ci prova ancora Nego da fuori, solo che ancora una volta a fare centro è la Lazio, che a cinque dallo scadere chiude i conti con Rozzi, che approfitta di un rimpallo difensivo e centra il palo interno prima che la palla finisca in rete. Anche la luna è diventata bianca. D’altra parte, c’è qualcosa di sbagliato in questa serata. Sarà per via dello striscione mostrato dai laziali in un latino velleitario quanto scorretto: mentre la morte ci separerà, si legge. Tutto sbagliato, appunto