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IL ROMANISTA “Il mito Chiggia, campione umile”

Ghiggia

(A. F. Ferrari) – Per me Ghiggia era un mito. Un campione umile”. Così “Core de Roma”, Giacomo Losi,descrive a “Il Romanista” il suo compagno di squadra Alcides Ghiggia che vestì la maglia della Roma dal 1953 al 1961 e che ora, all’età di 85 anni, sta lottando tra la vita e la morte in un letto di ospedale in seguito ad un incidente stradale.

Le sue condizioni, secondo i medici uruguaiani, sono «gravi» ma c’è comunque la speranza che “l’uomo che ammutolì il Maracanà” si salvi. Speranza, ovviamente, condivisa da Giacomo (…) Losi: «Gli faccio tantissimi auguri di cuore perché lo ricordo con grande affetto e spero che si rimetta il prima possibile».

Che ricordo ha di Ghiggia compagno di squadra?
Quando sono arrivato alla Roma trovai lui che era appena diventato campione del mondo dopo aver battuto, insieme a Schiaffino, il grande Brasile, per dipiù in casa loro. Io avevo seguito i campionati del mondo per radio e lui per me era un mito. Per me, ragazzino di 19 anni, giocare accanto a Ghiggia, anche solo in allenamento, era un sogno. Mi ricordo che quando facemmo il ritiro estivo per la preparazione del campionato, preparazione che si faceva a Roma allo stadio Flaminio di adesso che all’epoca si chiamava stadio Torino, io avevo quasi timore a salutarlo perché mi faceva un impressione incredibile. Insomma per me allenarmi vicino a questo grande giocatore e agli altri grandi giocatori che c’erano nella Roma in quel periodo, ma lui in particolare, era un onore.

Che giocatore era Ghiggia?
Quando prendeva palla era un piacere vederlo. Quando aveva una grande squadra davanti faceva grandi, grandissime partite. Era un ira di Dio. Fermarlo era quasi impossibile. Saltava l’avversario in velocità, arrivava sempre sul fondo e metteva la palla dentro l’area. Non faceva tanti gol, questo si, ma li faceva fare anche perché all’epoca il ruolo dell’ala era diverso rispetto ad oggi.

Faceva pesare il suo essere campione?
No, assolutamente. Lui era talmente umano, alla mano, un compagnone, amicone, disponibile, era eccezionale con tutti. Lui non faceva pesare le sue capacità. Era un ragazzo molto umile. Fuori dal campo aveva solo un vizio: gli piacevano le donne anche se poi non è un vizio…

Ghiggia in un’intervista a “Il Romanista” nel 2006 disse di ricordare con molto piacere il derby vinto 3-0 con il gol a Lovati.
(Ride) Ai tempi vincere il derby era come vincere un campionato… Anche perché non si vinceva molto…

Qual è stata secondo lei la partita migliore di Ghiggia con la maglia della Roma? 
A Milano contro il Milan fece una partita spettacolare. Ubriacò il terzino rossonero, mi pare fosse Zagatti, e in pratica ci fece vincere le partita. Se non ricordo male vincemmo 2-1. Era la stagione 54/55. Quel campionato lo vinse il Milan, insomma, fece impazzire una grande squadra. Vincemmo sia lì che a Roma. Entrambe le partite le vidi dalla tribuna e rimasi estasiato dalle sue giocate.

Insieme avete vinto la coppa delle Fiere nella stagione 60’/61’. 
Sì, lui ha partecipato alla competizione ma non ha giocato le finali. La coppa delle Fiere all’epoca si giocava in due campionati. Lui giocò la prima fase poi andò al Milan dove vinse uno scudetto.

Quando l’ha visto l’ultima volta?
L’ultima volta l’ho visto alla festa degli 80 anni della Roma e lo ho trovato uguale a quando giocavamo insieme.

Ghiggia era molto amico di Arcanio Venturi. Tanto da chiamare suo figlio proprio Arcadio. Invece con lei che rapporto aveva? 
Si è vero, legò molto con Venturi e anche con Guarnacci. Lui era un po’ amico di tutti anche se poi fuori dal campo ognuno faceva la sua vita. Il venerdì poi ci si rivedeva in ritiro per preparare la partita. Inizialemente per me essergli vicino era come toccare il cielo con un dito. Dopo siamo diventati amici fino a quando è andato via dalla Roma. Era più di un piacere giocare con lui. Io venivo dalla quarta serie e trovarmi con questi grandissimi giocatori vici no…

Ghiggia fu anche capitano della Roma per qualche partita. 
Sì, lui ha fatto il capitano della Roma dopo Venturi quando lui e Giuliano si passavano la fascia.

Ci può raccontare un aneddoto, un episodio? 
Lui parlava molto poco non era un chiacchierone. Allora era diverso rispetto ad oggi. Gli spogliatoi erano chiusi, si stava in silenzio. Lui però era uno che scherzava con tutti anche se non parlava benissimo la nostra lingua. L’unica cosa che sapeva bene erano le parolacce…

Venendo alla Roma di oggi. Cosa ne pensa della scelta di Zeman? 
Chi può discutere Zeman. Secondo me è una scelta giustissima perché ha ridato all’ambiente grande fiducia e perché è un grande allenatore. Speriamo che gli diano una squadra all’altezza, adatta a lui. Il boemo è uno che lavora molto e se la squadra non lo segue sono quai.

Capitolo mercato. Dova va rinforzata questa Roma? 
Io andrei ad aggiustare tutti i reparti se vuole vincere qualcosa. Ha bisogno di giocatori che diano garanzie.

In difesa è dato per fatto l’acquisto del terzino del Corinthians, Dodo, e vicino quello del difensore centrale, Castan. Conosce questi due giocatori? 
No, non li conosco però io darei fiducia a qualche giovane nostro come Rosi che, secondo me, è adatto al gioco di Zeman anche se deve migliorare. Zeman è uno che gioca per vincere le partite, sempre all’attacco ed ha bisogno di giocatori che abbiano questa mentalità.

Secondo lei Totti con Zeman giocherà da esterno d’attacco o da punta? Può farlo l’esterno?
Francesco verrà adoperato da Zeman nel modo migliore. Secondo me non può fare la punta fissa. Lui è un giocatore che vede il compagno anche a trenta metri. Lui la porta deve averla di fronte e non alle spalle… Può fare anche la punta in caso di necessità ma gioca meglio se non è costretto in un ruolo.

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