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IL ROMANISTA Stadio, la Roma rispetta i tempi

Thomas DiBenedetto

(G. Dell’Altri) –  Il Campidoglio ha fretta. «Speriamo di avere presto, almeno dalla Roma, una risposta sulla zona dove costruire il nuovo stadio», è stato l’accorato appello del sindaco Alemanno, ieri a Radio Radio. Ma la Roma ha i suoi tempi, già annunciati, previsti, scadenzati: entro fine mese il club deciderà dove farlo. Sarebbe invece forse meglio mettere pressione alle forze politiche. Il disegno di legge sugli stadi di proprietà, emendato, è approdato in Commissione Cultura alla Camera, ma ci vorranno altre due settimane per ottenere il voto definitivo prima che la palla passi un’altra volta al Senato dove, a meno di altri colpi di scena, si procederà all’ultima votazione. Poi il ddl sarà legge. Finalmente. Il Comune aspetta la Roma, dunque. Forse temendo che l’inizio dei lavori per lo stadio di proprietà slitti a fine mandato, visto che lo stadio di proprietà è sempre stato un suo cavallo di battaglia, Alemanno si rivolge al club giallorosso per chiedere di «avere presto una risposta». Ma a Trigoria non hanno fretta. Innanzitutto, perché ha dato l’incarico di individuare la zona a una delle migliori società al mondo in fatto di intermediazioni immoliari, la Cushman & Wakefield LLP. L’incarico, come ha chiarito la società in un comunicato, è stato conferito «sul territorio comunale di Roma». Escludendo così in partenza ipotesi fantasiose in base alle quali la Roma avrebbe potuto (o voluto) costruire lo stadio lontano dal Raccordo. In quello stesso comunicato, il club si premunì di sottolineare che l’advisor aveva «già attivato il processo di selezione delle opportunità presenti sul territorio cui seguirà una attenta analisi tecnica, che permetterà di arrivare ad una scelta definitiva entro Giugno 2012». Adesso, quindi. Per la fine del mese l’analisi sarà terminata. L’ultima parola spetterà però, e naturalmente aggiungiamo, alla Roma. Ci sono una serie di soluzioni al vaglio. La valutazione sarà fatta sulla base di criteri logici e non per far arricchire qualcuno. L’area migliore sarà quella dove esistono già le cubature necessarie per fare uno stadio, e non per fare una città più uno stadio, come sognava Lotito per la sua Lazio. E poi la Roma non ha fretta perché aspetta, giustamente, anche l’esito dell’iter del disegno di legge. Il testo era rimasto nuovamente impantanato in Commissione Cultura alla Camera, dove si aspettava la nomina di un nuovo presidente. Adesso che c’è, bisognerà aspettare altre due settimane per ottenere che la Commissione voti il ddl in sede legislativa. Dunque, senza dover ripassare per l’esame dell’Aula, dove si sarebbe corso il rischio di altri emendamenti che avrebbero inevitabilmente allungato i tempi. A quel punto, il disegno di legge ripasserà al Senato. Pure qui in Commissione, pure qui per fare prima.Entro fine luglio, l’Italia avrà la sua legge sugli stadi di proprietà. Con almeno un paio d’anni di ritardo rispetto al previsto.

 

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