(A. Pugliese) – Che non amasse il calcio «in orizzontale», il tiki taka di Luis Enrique e «lo stare in campo per non far giocare l’avversario» si sapeva. Ma che non gli piacesse neanche il Barcellona di Guardiola, quello stellare che ha vinto tutto, era un po’ più difficile da pensare. Ma Zdenek Zeman è così, senza peli sulla lingua. E la Roma l’ha scelto anche per questo, per la sua etica e i suoi valori. In campo e anche fuori.
Troppo possesso «A parte il Barcellona o la Spagna, oggi tutte le altre squadre stanno in campo per non far giocare l’avversario», dice Zeman aFrance Football, soffermandosi poi proprio sui blaugrana: «Da anni sono i migliori al mondo, ma hanno anche molti fuoriclasse come Messi, da cui sono dipendenti. Per come la vedo io, però, fanno troppo possesso palla, verticalizzando poco». Chapeau, Zeman «Il mio grande maestro è stato Stefan Kovacs: idee modernissime e senso del collettivo» è anche questo. Nel suo calcio non arretra mai, neanche nelle parole. «Tutte le altre non si interessano a come giocano loro. Guardiamo l’Inter di Mourinho quella del Triplete, ndr o il Chelsea di Di Matteo. Sono sorpreso, pensavo ci fossero più allenatori pronti a prendere le distanze da questo calcio. Ma io non mi sono mai sentito un ufo, Sacchi quando sbocciò con pressing alto e velocità lo era forse più di me». Di Matteo, il suo allievo, ha però vinto la Champions «Ha sfruttato le debolezze altrui e ridato stimoli al gruppo. Però per me non conta solo vincere, ma anche come» e Mou la Liga: «Il Real sa cambiare pelle, gara chiusa o molto offensiva, grazie anche alle straordinarie individualità».
Calcio infetto Niente Mou o Guardiola, dunque, ma anche niente Luis Enrique, il suo predecessore in giallorosso. «Zeman è un allenatore di valore, la Roma è passata da un giovane a uno esperto — ha detto Fabio Capello —. La Juve? Viste le continue battute, avrà un nemico in più. E non solo sul campo». E non solo la Juve, perché Zeman è anche pulizia, onestà. «Il calcioscommesse? Spero si intervenga, il calcio oggi per molti è solo business. Mi sorprende ci siano giocatori di primo piano. Quelli di Lega Pro li condanno, ma li posso capire: quando non ricevi lo stipendio da mesi, puoi cedere alle tentazioni». L’ideale, invece, sarebbe cedere sempre solo alla passione. «È quello che dico ai ragazzi. Prendete Totti, un esempio: ha sempre vissuto il calcio allo stesso modo, da sconosciuto e da fuoriclasse». Chi non ha potuto viverlo alla stessa maniera, invece, è proprio lui: «Sensi mi allontanò su suggerimento del “Palazzo”. Da allora tanti presidenti mi hanno cominciato a chiamare, per poi sparire il giorno dopo…». Tra due settimane la Roma si raduna e allora Zeman non avrà davvero più voglia di guardarsi indietro.