(A.Catapano) Fibre, nervi, pulsazioni, respiri. Soprattutto nervi. Il nervo sciatico che lo ha costretto ad uscire dal campo prima che la lotta con gli inglesi assumesse l’epicità della battaglia e in queste ore gli dà il tormento. «Sto meglio, non zoppico più — giura da ieri —, con la Germania ci sarò. Anche se un conto è allenarsi e un altro giocare». I nervi che in altri tempi lo avrebbero portato fuori strada. Non domenica, non da quando ha scoperto i benefici della serenità. I nervi, due giorni fa, gli hanno sempre inviato le informazioni giuste, quando era in campo, nell’intervallo — anche se il cazziatone a Balotelli lo ha portato al limite — e quando, dalla panchina, si è reinventato spalla per Prandelli, voce amica per i compagni, conforto per Diamanti, in modo che arrivasse preparato al primo appuntamento con la storia.
DENTRO E FUORI Daniele De Rossi ha una virtù, la generosità. Gli deriva dal suo essere Leone, uno che si apre agli altri, e dal suo essere romanista, uno che dà tutto se stesso agli altri. Del Leone, ha tutte le caratteristiche individuate dall’astrologia: emotivo, coraggioso, lottatore, altruista, anche grande capo. Ma anche altezzoso, superbo, permaloso, nella sua versione peggiore un prepotente. E sì che De Rossi lo è stato, in passato. Ma era giovane e gli anni lo hanno aiutato a correggersi. Perciò, oggi, gli capita di frequente di offrire solo il meglio di sé, altruismo e autorevolezza. Due caratteristiche che fanno un leader. E spiace ricorrere qui alla solita citazione cinematografica dell’Al Pacino allenatore che infiamma i suoi giocatori con la metafora dei centimetri. Ma cos’è una partita, anzi ogni giorno della vita di De Rossi se non una questione di centimetri? Conquistarne anche solo uno in più può farti vincere la partita, rendere felici le persone che ami o aiutare quelle con cui ti sbatti sul campo. E pazienza se nella stessa serata a te è capitato di sbattere su un palo e di passare da attore a spettatore. De Rossi è un leader e guarda oltre. «Non cambio una virgola di questa serata, una di quelle che ti rimangono dentro tutta la vita». E aprono scenari nuovi, o mancati in passato per sciocchezze. Dategli quella Germania che nel 2006 saltò per squalifica e vedremo…
PRIMA E POI E poi, quando sarà tornato dall’Europeo e dalle vacanze, rimettetegli tra i piedi la Roma di Zeman e vedremo se i due si prenderanno o si prenderanno a male parole. Il primo impatto, a distanza, è stato un po’ così. Il boemo a coccolarsi Totti, De Rossi a elogiare Montella. Sono due testoni, ma la conoscenza li aiuterà a comprendersi. E la necessità: la Roma non può rinunciare a questo De Rossi, lo stesso ammirato prima del rinnovo del contratto. In effetti se ne sentiva la mancanza.