(M. CALABRESI) – La Roma, a libro paga, sei attaccanti già li ha, e non fa nemmeno le coppe europee:Zeman ha ampia scelta, ma vuole Mattia Destro. Richiesta lecita e normalissima se non fosse che, arrivasse pure il bomber a metà tra Siena e Genoa, si farebbe a spallate anche solo per andare in panchina. Situazione insostenibile, anche perché quello che a oggi è il sesto attaccante in rosa, in carriera i suoi gol li ha sempre fatti, è stato pagato dieci milioni non più di un anno fa e ne guadagna (lordi) più della metà. Per la dirigenza della Roma, però, Marco Borriello è diventato un problema, nonché il primo da risolvere, se non fosse che quasi nessuno può permettersi di prendere un giocatore dall’ingaggio così alto, il terzo dopo quelli di Totti e De Rossi.
Nodo Osvaldo Il primo problema, ma non l’unico: perché se arrivasse Destro, la Roma dovrebbe sacrificare uno tra Osvaldo e Borini, per fare cassa e non ridurre drasticamente il budget di mercato: il fatto che fu proprio Zeman a scoprire e lanciare Osvaldo, a Lecce, conta poco. Nonostante gli 11 gol, sono i suoi sbalzi d’umore a preoccupare: segna, ma è anche parecchio fumantino. È stato pagato 15 milioni (più 500 mila euro per bonus già raggiunti relativi a presenze e gol): se dalla Spagna arrivasse un’offerta anche leggermente inferiore — Atletico Madrid e soprattutto Malaga hanno chiesto informazioni —, la Roma potrebbe farlo partire. Anche perché Destro andrebbe a ricoprire proprio quel ruolo.
E Borini? Per il bolognese la Roma ha speso 5,3 per il riscatto (più di quelli che aveva messo in preventivo), ma questo non basta per ritenerlo un intoccabile: detto che il suo disappunto all’eventualità di rimanere un altro anno in comproprietà, a Trigoria, ha lasciato delusi in molti, le richieste non mancano, soprattutto all’estero. Il Liverpool non ha mai formalizzato un’offerta, ma continuerà a monitorare la situazione.
Le certezze Sono tre, due di queste all’esame di guida: sia Bojan Krkic che Erik Lamela hanno superato la teoria, dicendosi «pronti a convincere Zeman», ma ora sono attesi dalla pratica, per capire se lo spagnolo potrà essere con continuità il giocatore ammirato a Barcellona e se l’argentino, dopo essersi espresso a singhiozzo nel suo primo anno in Italia, ha veramente tutte i crismi del campione, come Sabatini è pronto a giurare. La terza, più che una certezza, è un assioma: Totti resta Totti, con o senza Destro.